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Match-Fixing: quale modello regolamentare protegge davvero le scommesse sportive?

Nel mondo delle scommesse sportive, uno dei problemi più gravi e diffusi è il match-fixing, ovvero la manipolazione dei risultati delle partite. Nel 2023, Sportradar ha documentato ben 1.329 partite sospette a livello globale, con un tasso di manipolazione di 1 caso ogni 317 partite monitorate. Questi dati allarmano e mettono in evidenza la necessità di regolamentazioni efficaci per proteggere l’integrità dello sport e delle scommesse.

In questo contesto, diversi paesi hanno adottato approcci regolamentari diversi per contrastare il match-fixing. Ad esempio, la Francia ha scelto di prescrivere e vietare preventivamente attraverso l’Autorité Nationale des Jeux, mentre il Regno Unito monitora e rileva reattivamente tramite la Sports Betting Intelligence Unit. Dall’altra parte, l’Italia ha optato per una cooperazione pubblico-privato strutturata con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Per un operatore che agisce su scala paneuropea, è fondamentale comprendere queste differenze e adattarsi di conseguenza. Ogni modello regolamentare ridefinisce i costi di compliance, la flessibilità di prodotto e il profilo di rischio dell’operatore. Vediamo quindi come questi tre approcci si confrontano attraverso dati operativi verificabili.

Il modello francese: prevenzione assoluta

La Francia ha scelto un approccio proattivo alla lotta al match-fixing, prescrivendo e vietando preventivamente qualsiasi forma di manipolazione delle partite attraverso l’Autorité Nationale des Jeux. Questo modello punta a evitare che il problema si verifichi in primo luogo, imponendo regole stringenti e sanzioni severe per chiunque tenti di alterare i risultati delle partite. Se da un lato questo approccio può essere efficace nel prevenire il match-fixing, dall’altro potrebbe limitare la flessibilità degli operatori e aumentare i costi di compliance.

Il modello britannico: reattività e monitoraggio

Il Regno Unito ha adottato un approccio più reattivo, monitorando e rilevando i casi di match-fixing tramite la Sports Betting Intelligence Unit. Questo modello si basa sulla capacità di individuare tempestivamente eventuali irregolarità e intervenire prontamente per contrastare il fenomeno. Se da un lato questo approccio potrebbe offrire maggiore flessibilità agli operatori, dall’altro potrebbe comportare un rischio maggiore di manipolazioni non rilevate in tempo.

Il modello italiano: cooperazione pubblico-privato

L’Italia ha scelto di adottare un approccio basato sulla cooperazione tra enti pubblici e privati, coinvolgendo l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nella lotta al match-fixing. Questo modello punta a sfruttare le competenze e le risorse di entrambe le parti per contrastare il fenomeno in modo efficace. Se da un lato questa cooperazione potrebbe offrire un approccio più completo e integrato, dall’altro potrebbe richiedere un impegno maggiore da parte degli operatori e delle autorità coinvolte.

In conclusione, la lotta al match-fixing richiede un approccio olistico e ben strutturato, che tenga conto delle specificità di ciascun contesto nazionale. Gli operatori che agiscono su scala paneuropea devono essere consapevoli di queste differenze e adottare strategie mirate per garantire la sicurezza delle scommesse sportive e proteggere l’integrità dello sport. Solo attraverso una cooperazione efficace tra autorità regolamentari, operatori e altre parti interessate sarà possibile contrastare con successo il match-fixing e garantire un ambiente di gioco equo e trasparente per tutti i giocatori.

U. Cifone

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