Redazione Jamma
All’incontro promosso da I-Com e IGT sul riordino del gioco pubblico, il deputato del Movimento 5 Stelle Andrea Quartini (in foto), membro della Commissione Affari Sociali della Camera e medico specializzato nelle dipendenze, ha portato un intervento fuori dagli schemi, fortemente orientato a una visione sanitaria e sociale del fenomeno dell’azzardo. Con tono diretto, ha espresso il proprio disagio per trovarsi in un contesto in cui – ha detto – “mi sento in una posizione non semplice”, proprio per il suo doppio ruolo di legislatore e operatore dei servizi di cura.
Quartini ha esordito criticando la retorica semantica che accompagna il dibattito: “Non chiamiamolo gioco. Giocare è un’attività ludica, piacevole. L’azzardo è altro: crea tensione, sofferenza, patologia. Usare la parola ‘gioco’ crea una distorsione culturale pericolosa.” Secondo il deputato, il vero problema è strutturale: tra il 50% e l’80% degli introiti derivano da giocatori problematici o a rischio, e l’azzardo è tra le cause più gravi di disagio familiare, sociale, economico, con un’incidenza significativa anche sul rischio suicidario.
Ha poi evidenziato un dato allarmante: a fronte di oltre un milione di persone con disturbo da gioco d’azzardo, solo una piccola frazione – circa 50-70 mila – accede ai servizi pubblici. “È una questione di stigma. Le persone non arrivano ai servizi, non chiedono aiuto. È una malattia nascosta. Ed è per questo che la prevenzione dovrebbe essere l’asse centrale di qualsiasi riforma.”
Quartini ha lamentato la progressiva marginalizzazione delle politiche sanitarie nella gestione del fenomeno. Ha criticato il trasferimento dell’Osservatorio nazionale sul gioco d’azzardo dal Ministero della Salute al MEF e lo smantellamento delle sue funzioni di monitoraggio. “Un organo tecnico che aveva valore, che analizzava il fenomeno, che poteva guidare le politiche pubbliche, è stato prima spostato, poi svuotato. È un segnale grave.”
Altro nodo controverso, secondo Quartini, è la gestione dei fondi per la prevenzione: “I 50 milioni destinati alla lotta alle dipendenze sono oggi inseriti in un calderone indistinto, senza bandi, senza criteri trasparenti di selezione. Questo approccio indebolisce l’efficacia delle politiche pubbliche.”
Quartini ha anche espresso forti riserve sul ricorso alla retorica del “contrasto al gioco illegale” come giustificazione dell’espansione del gioco legale. “Le infiltrazioni mafiose ci sono anche nel gioco legale. È un dato che la Commissione Antimafia ha evidenziato più volte. Il problema non si risolve dicendo che il legale è sicuro e l’illegale no. Serve trasparenza, vigilanza, rigore.”
Il deputato ha comunque riconosciuto alcuni margini di convergenza con il mondo delle imprese legali, in particolare sul tema della formazione degli operatori e della possibilità di costruire sinergie con il sistema pubblico per la prevenzione. Ma ha ribadito che non si può pensare a un riordino del comparto che ignori la dimensione sanitaria e culturale del problema. “Non possiamo parlare di riforma se non mettiamo al centro la cura, la prevenzione, il monitoraggio reale dei danni.”
Infine, ha messo in guardia da un possibile incentivo fiscale per i comuni, qualora venissero coinvolti nella redistribuzione del gettito. “I comuni sono in difficoltà, e se dovessero essere incentivati economicamente dalla presenza del gioco sul territorio, sarebbe un boomerang. Sono proprio i comuni, i sindaci, gli assistenti sociali che ogni giorno devono affrontare le conseguenze dell’azzardo nelle famiglie. Non si può ignorare questo dramma quotidiano.”
Nel concludere, Quartini ha auspicato che il riordino possa diventare occasione per un vero confronto tra mondi diversi: istituzioni, imprese, sanità e società civile. “Non possiamo restare su fronti opposti. Dobbiamo lavorare insieme per costruire una regolazione che metta al centro le persone, la salute e il bene comune.”