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Levata di scudi delle associazioni contro l’ordinanza sul gioco della giunta di Busto Arsizio.
Scritto da Redazione
“Riteniamo molto grave che decine di aziende e centinaia di lavoratori onesti, il cui contributo al gettito fiscale è significativo e avviene nel pieno rispetto della legge, vengano sommariamente associati ad attività criminali, illecite e al riciclaggio di denaro. Inoltre da sempre siamo impegnati assieme agli organi dello Stato”. Con queste parole congiunte il presidente di Acadi Geronimo Cardia e quello di Egp Fipe Emmanuele Cangianelli commentano larecente ordinanza del Comune di Busto Arsizio (Milano) per limitare gli orari di apertura di sale gioco e dell’uso di slot machine. Un provvedimento contro il quale si scaglia anche Assotrattenimento, il cui presidente Massimiliano Pucci, nel commentare pure la presa di posizione del comandante provinciale della Guardia di Finanza Crescenzo Sciaragga, segnala che “la normativa antiriciclaggio a cui è sottoposto il comparto del gioco lecito – che, tra l’altro, consente di monitorare in tempo reale tutti i flussi di denaro che transitano al suo interno – non ha pari in nessun altro settore imprenditoriale”.
Inoltre, sempre secondo Pucci, “appare del tutto velleitario pensare che nel mondo del digitale e dell’intelligenza artificiale (che rendono tutto accessibile, dovunque e in qualsiasi momento) si possano scoraggiare i fenomeni di dipendenza con le limitazioni orarie, peraltro riguardanti un solo prodotto di gioco.
Se è del tutto inutile per prevenire la dipendenza dal gioco, lo strumento delle limitazioni orarie è, invece, particolarmente utile per generare disoccupazione, come quella che verrà determinata dall’ordinanza adottata dal sindaco di Busto Arsizio, la quale, imponendo sei ore di pausa tra le due fasce orarie in cui è consentita l’offerta di gioco mediante apparecchi (una fascia di tre ore e l’altra di cinque ore) non consentirà di gestire gli attuali organici, impiegati negli esercizi dedicati, in maniera compatibile con le norme legislative e della contrattazione collettiva disciplinanti gli orari di lavoro”.