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“Giochiamo la nostra partita”: l’iniziativa popolare per una nuova legge sul gioco d’azzardo in Piemonte.

Il Piemonte di Cirio le sbaglia tutte in materia di contrasto al gioco d’azzardo. Nonostante gli ottimi risultati della legge 9/2016 (approvata all’unanimità nella scorsa legislatura) in Regione hanno abrogato la nuova legge nel luglio 2021 che di fatto ha aumentato l’offerta di gioco  eliminando gli strumenti di contrasto contenuti nella legge precedente. I dati parlano chiaro: da settembre 2021 mille macchinette in più e cifre giocate superiori alla media italiana. Un totale arretramento nella lotta al gioco d’azzardo che non è andato giù a tante realtà civili impegnate su fronti diversi come povertà, dipendenze, sovraindebitamento, lotta alle mafie, tutela consumatori, mondo del lavoro

Così nasce un’iniziativa popolare “Giochiamo la nostra partita” per proporre alla Regione Piemonte una nuova legge sul gioco d’azzardo che meglio tuteli i soggetti deboli e contrasti la dipendenza da gioco. Così come ricorda Il Corriere di Torino in 4 mesi decine di banchetti organizzati in tutta la regione, 21 deliberazioni di comuni e 12.000 firme raccolte (contro le 8.000 richieste per legge) a sostegno di una proposta di legge regionale ad iniziativa popolare: “una reazione necessaria — secondo i proponenti — all’orientamento dei partiti che governano la nostra Regione”. Ad oggi nel Piemonte di Cirio tutto tace. L’iter prevede che dopo i necessari e doverosi controlli formali, sarebbe dovuta iniziare la discussione della proposta di legge, prima nelle commissioni e poi in aula, per giungere alla votazione in Consiglio. Senonché, dal novembre 2022, dopo la comunicazione di accettazione delle firme e della proposta da parte degli uffici competenti, nulla è accaduto e i tempi per la calendarizzazione in aula sono scaduti. E nonostante le varie richieste ufficiali del comitato promotore, nulla è dato sapere: né dove sia finita la richiesta dei 12.000 cittadini piemontesi, né cosa intenda fare il Consiglio Regionale. 

“Nessuno risponde dai palazzi della Regione, nonostante questa comunicazione non sia un favore, ma un atto dovuto secondo le regole stabilite.  Per sbloccare questo stallo, oggi le 40 realtà del comitato, i sindaci dei Comuni che hanno approvato deliberazioni a sostegno della proposta, elettrici ed elettori piemontesi che l’hanno firmata si ritrovano di fronte al Consiglio Regionale del Piemonte per rivendicare un diritto sacrosanto. Un’azione di denuncia, portata avanti insieme a ‘Torino città per le Donne’ ( per la mancata risposta sulla proposta di doppia preferenza nelle elezioni regionali)”. 

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