Elena Murelli, senatrice della Lega © Pagina Facebook ufficiale
La senatrice della Lega Elena Murelli auspica la creazione di un modello dal quale emerga una legislazione che permetta il vero gioco responsabile, trovando un equilibrio tra il giusto divertimento e il riconoscimento del rischio.
Per anni si è parlato della necessità di un riordino del gioco pubblico, lasciando un po’ allo sbando un settore industriale di primaria importanza per il Paese. Da alcuni mesi il Governo ha avviato un’azione di riordino concreta, e in parte già concretizzata, almeno per l’online. Proprio attorno a questi temi si dipana la nostra intervista all’onorevole Elena Murelli, senatrice della Lega, membro della commissione Affari sociali e Sanità del Senato, in passato anche membro delle commissioni Lavoro pubblico e privato, e Politiche dell’Unione
europea della Camera, pubblicata sul numero di giugno della rivista di giugno di Gioco News (consultabile integralmente online a questo link).
In un discorso che tocca sia tematiche di valore sociale che questioni di carattere normativo e con una speciale attenzione dedicata a chi nel settore lavora e crea impresa.
Senatrice Murelli, cosa pensa di come è stato strutturato questo riordino del gioco pubblico in Italia, previsto dalla legge Delega approvata dal Parlamento la scorsa estate? Quali ritiene siano i punti di forza di questa nuova misura?
“In Italia ci sono 22 milioni di persone che giocano sia online che di persona, un comportamento radicato che deve essere pensato come forma di intrattenimento.
Tuttavia si devono considerare due aspetti importanti: la ludopatia e il gioco illecito. La prima è purtroppo una malattia che interessa 1,5 milioni di persone, per contrastare il gioco illegale invece lo Stato spende 2 miliardi di euro. Il sistema di regolazione era frammentato e servivano tutele sia per i giocatori che per le aziende che vi operano.”
C’è stata qualche polemica, soprattutto da parte di alcune associazioni di categoria, per la decisione di procedere con un riordino disgiunto tra i settori del gioco online e quello del gioco fisico. A suo parere è stata una scelta inevitabile?
“Le impostazioni di limitazione e le caratteristiche di progettazione del gioco in Europa implementate dagli operatori sono sostenute da una legislazione eterogenea nei diversi Paesi. Non esiste nemmeno a livello europeo una stessa regolamentazione per i due tipi di gioco. Tuttavia, è bene tenere le due legislazioni separate in quanto i sistemi di gioco e di progettazione, nonché i livelli di sicurezza, sono completamente diversi. Inoltre, per quanto riguarda il gioco online, la mancata previsione di una prossima gara per le concessioni avrebbe verosimilmente portato ad una procedura d’infrazione da parte della Commissione europea.”
Dopo la pubblicazione in Gazzetta del Dlgs sul gioco a distanza, si è avviato l’iter che porterà anche al riordino del gioco fisico, partendo da interlocuzioni tra il ministero dell’Economia e i rappresentanti degli enti locali. Quali dovrebbero essere, anche in base alla sua più recente esperienza nella commissione Affari sociali e Sanità del Senato, i punti fermi di questa riforma?
“In Italia si osserva la mancanza di un modello unico di ricerca e studio indipendente che costituisca un ecosistema di gioco responsabile comune e accessibile a tutti. A questo modello devono partecipare tutti gli stakeholder dell’ecosistema gaming, garantendo l’adozione di linee guida e regole comuni nel settore del gioco d’azzardo. Da questo modello deve emergere una legislazione che permetta il vero gioco responsabile con da un lato, i giocatori che hanno la libertà di godere del divertimento e dell’emozione offerti dai giochi d’azzardo, e dall’altro, azioni per riconoscere e prevenire il rischio di sviluppare comportamenti problematici o dipendenza. Le aziende del settore devono avere un approccio etico che metta al primo posto il benessere dei giocatori. Iniziative come quella della Fondazione Fair, lanciata recentemente da Sisal, sicuramente si muovono in quest’ottica di promuovere un dialogo costruttivo tra industria ed esperti di settore. In questo modo, possiamo costruire un mondo in cui il gioco sia un passatempo divertente, ma non un vortice distruttivo per le persone e le famiglie.”
Nella scorsa legislatura la Lega aveva presentato una proposta di legge per ripensare l’offerta di gioco in accordo con chi il gioco lo propone legalmente. Ritiene che sia un argomento ormai superato dal percorso di riordino del settore avviato dal Governo o c’erano altre questioni sulle quali si voleva richiamare l’attenzione?
“Al momento, con il riordino del settore che è stato già avviato dal Governo la proposta di legge parlamentare sarebbe superata dal secondo decreto delegato per il riordino del settore retail. È in corso un dialogo serrato tra le Regioni e il ministero dell’Economia per trovare un accordo che sia sostenibile per tutti. È molto importante che questo accada per portare a completamento una riforma tanto a lungo attesa.”
Tra i temi principali che questa riforma del gioco è chiamata a risolvere c’è il disallineamento che si è venuto a creare tra amministrazione statale e enti locali, dando origine a quella che è stata definita “questione territoriale”. Qualche incontro tra Mef ed enti locali c’è già stato, e una delle idee sul tavolo di lavoro è quella di una redistribuzione dei proventi del gioco. Qual è la sua posizione su questo tema?
“Ritengo che sia una proposta equa che possa permettere agli enti locali un po’ di respiro per attuare anche a livello locale azioni di controllo e tutela del giocatore. La riforma dovrà però tenere conto della necessità per operatori e concessionari di avere una normativa armonizzata e che tenga conto del corretto bilanciamento tra la tutela dei consumatori e gli investimenti da parte delle aziende.”
Parlando del gioco lei ha sottolineato l’importanza di fare delle campagne di vera comunicazione, non solo scrivendo cartelli del tipo “questo gioco nuoce gravemente alla salute”. A quale target si rivolgerebbe per un’operazione più incisiva?
“L’uso degli strumenti informatici parte dall’età scolastica per cui, così come si fa sensibilizzazione sull’uso corretto dei social, sarebbe bene spiegare già ai giovani il gioco responsabile. In questo senso anche la disposizione introdotta dal decreto legislativo di riordino del gioco online, che prevede che una parte dei ricavi del concessionario siano dedicati a campagne informative, offre un’opportunità in più per promuovere ancora di più una corretta comunicazione.”
Come la pensa invece sul tema della pubblicità del gioco con vincita in denaro, ad oggi proibita in Italia con l’introduzione del decreto Dignità?
“Condivido il divieto di pubblicità, in Italia è totale, mentre in altri Paesi europei c’è il divieto di betting in determinati orari o il divieto a celebrità e star dello sport.”
Fermo restando che una informazione corretta metterebbe in guardia anche dall’offerta di gioco illegale, aiutando a scegliere i servizi giusti, a suo parere si tutela veramente un giocatore evitando di nominare il gioco in certi contesti, o anche lei concorda che una certa tipologia di pubblicità possa anche fare informazione e giocare a favore anche della lotta contro la ludopatia?
“Sicuramente i giochi illeciti vanno contrastati e la comunicazione di tipo informativo è importante per far capire al giocatore se un gioco è lecito o meno o se è ingannevole, ma l’informazione deve essere trasparente.”