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Ok al Def: debito più alto degli ultimi 100 anni.

 Via libera del governo Draghi al suo primo Documento di Economia e Finanza accompagnato dalla maxi-richiesta di deficit, a doppia cifra, che non si è visto nemmeno durante le crisi del 2008 e del 2011, ossia il debito più alto degli ultimi 100 anni. I 40 miliardi di maxi scostamento serviranno a finanziare il nuovo decreto tutto orientato a imprese e partite Iva, dopo i sostegni anche di famiglie e lavoratori dipendenti.

Il faro del governo “è la crescita” ha detto il premier ai suoi ministri, confermando l’intenzione di mantenere “una visione espansiva per le imprese e per l’economia”. E visto che è ancora il momento di dare i soldi, non di chiederli, il premier e il ministro dell’Economia Daniele Franco hanno proposto un quadro macroeconomico che, inevitabilmente, risente ancora dell’impatto negativo della pandemia ma che punta ad agganciare ritmi di crescita “mai sperimentati nell’ultimo decennio”. Con il decreto per le imprese ci saranno anche misure per coprire i costi fissi, dagli oneri di sistema delle bollette a “parte dei canoni di locazione tramite credito d’imposta”. Per le Pmi sarà prorogata “dal 30 giugno a fine anno” la scadenza del regime di garanzia, e sarà estesa anche la moratoria sui crediti. Torneranno alcuni rinvii ed esenzioni di imposta già introdotte nel 2020 (si è parlato finora di Imu, tassa sul suolo pubblico e nel mirino c’è anche la Tari) mentre sarà “innalzato il limite delle compensazioni”. Ci saranno poi altri fondi per gli enti locali, una proroga delle indennità per gli stagionali e alcune “nuove misure a favore dei giovani” a partire da uno “sgravio fiscale sull’accensione dei mutui per l’acquisto della prima casa”. Come riporta Ansa, “nel 2021 la stima del Pil passa dal 6% a un più contenuto 4,5%, contando sul progressivo allentamento delle misure, compreso il distanziamento a partire dall’estate. Le previsioni però quasi si dimezzano, a +2,7%, se i vaccini dovessero rivelarsi inefficaci contro le varianti. A spingere il Pil oltre il 4,1% tendenziale quest’anno sarà sia il doppio scostamento, con il prossimo decreto che vale un +0,6% di qui alla seconda metà del 2022, sia l’avvio del Recovery Plan, escluse le riforme. Per quella dell’Irpef, peraltro, si profila qualche ritardo sulla tabella di marcia, visto che si indica la seconda metà dell’anno per la sua “definizione”. Lo sforzo espansivo, però, farà volare il deficit dal 9,5% all’11,8% mentre il debito sfiorerà il 160% (159,8%), record dal primo dopoguerra. Anche la disoccupazione salirà di tre decimali nel 2021, al 9,6%, per poi ripiegare a partire dal prossimo anno. Nonostante l’allentamento delle regole Ue, che in prospettiva devono “essere riviste”, la riduzione del debito, assicura Franco “resta la bussola” del governo e l’indebitamento tornerà sotto il 3% a partire dal 2025.

A spingere l’economia nei prossimi anni sarà soprattutto il Piano di ripresa e resilienza, uno “shock positivo senza precedenti nella storia recente”, dice ancora il ministro dell’Economia. Le risorse complessivamente a disposizione salgono a 237 miliardi tra Rrf, ReactEu e il nuovo Fondo complementare “decennale” e finanziato in deficit (ogni anno circa 6 miliardi) per un totale di circa 30 miliardi, che raccoglierà i progetti validi ma esclusi dal Recovery. Ma il nuovo scostamento, che le Camere approveranno la prossima settimana, servirà “per più di metà”, quindi per oltre 20 miliardi, per i sostegni a partite Iva e imprese per i quali, scrive ancora Franco, sarà privilegiata “la celerità”.

Come distribuire questi aiuti dato il fallimentare primo decreto Sostegni? Il dibattito politico è ancora aperto.

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