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Poker live a Ferrara: non era cash ma torneo, 8 assolti per azzardo

Dopo 3 anni e mezzo i giocatori e un dealer sono stati tutti assolti per insufficienza di prove: a Ferrara si giocavano tornei e non cash game.

Scritto da Ca

Non si giocava cash, o meglio, l’accusa della procura non è stata dimostrata. Un poker club di Ferrara che era stato oggetto di un blitz a giugno 2021 è uscito dal tunnel con un all-in di assoluzioni per prove insufficienti. Come riporta La Nuova Ferrara, è finito così il processo per i gestori di un circolo privato di Ferrara, un uomo che avrebbe fatto da dealer e i partecipanti al tavolo in cui si giocava a poker, tutti accusati di gioco d’azzardo. Gli imputati erano in tutto otto.

Nel corso del processo non è stato chiarito, e le prove in tal senso sono state quasi assenti, se durante il blitz della polizia nel giugno del 2021 si stesse giocando in una modalità considerata vietata. Gran parte del processo è stata tesa a capire se i giocatori stessero adottando una modalità a torneo, quindi con una puntata d’ingresso in cambio di un certo quantitativo di gettoni da giocare (e da poter perdere in maniera predeterminata), oppure in una modalità cosiddetta “cash”, in cui si può puntare a ogni mano, ricaricando sempre la posta in gioco.

La prima modalità è ritenuta legale perché manca l’aleatorietà della puntata, ovvero non vi sarebbe azzardo. La seconda, invece, è vietata, perché l’azzardo c’è; anche se in generale è considerato il vero gioco di skill, come spiegavamo in questi giorni quando abbiamo appreso di un sequestro in provincia di Como.

I poliziotti trovarono anche una ingente somma di denaro, circa mille euro, nel portafogli di uno degli organizzatori, considerati dagli inquirenti come i soldi realizzati con la riscossione dei piatti. Tuttavia, questa circostanza non è mai stata provata in maniera incontrovertibile, anche perché è emerso che nel locale alcuni clienti stessero consumando anche cibo e c’erano altre fonti di introiti. Per cui non tutto poteva provenire dal gioco.

Alla fine del dibattimento e dell’iter giudiziario durato 3 anni e mezzo, la giudice Rosalba Cornacchia ha assolto tutti.

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