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Centemero (Lega): ‘Scettico su regolazione UE dell’Intelligenza artificiale ‘

Il deputato della Lega Giulio Centemero sottolinea l’importanza delle nuove tecnologie e della formazione per l’industria italiana e auspica che si rimetta mano alle disposizioni in materia di divieto di pubblicità del gioco, alla luce delle ricadute reali delle disposizioni del decreto Dignità.

Scritto da Anna Maria Rengo

Formazione e innovazione come prima leva competitiva per le imprese italiane, includendo ovviamente anche quelle di gioco pubblico. Ne è convinto il deputato della Lega Giulio Centemero, membro della commissione Finanze della Camera oltre a essere componente dell’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo e vicepresidente della commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria: “Assieme al finanziamento delle imprese, e dunque al reperimento dei capitali, la formazione e l’innovazione sono la cosa più importante. Questo – spiega Centemero – soprattutto perché siamo un Paese che può contare solo sulla velocità come vantaggio competitivo rispetto ad altri. E la velocità la si ottiene solo innovando continuamente, ad esempio nella filiera manifatturiera. In particolare, per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, è fondamentale portare avanti programmi di ricerca e sviluppo applicati al manifatturiero avanzato”.

Recentemente lei ha pubblicato il libro “Nft e metaverso nelle imprese creative” (Castelvecchi Editore), un testo nel quale evidenzia che tanto realtà strutturate e capitalizzate quanto startup italiane stanno utilizzando questi nuovi strumenti per ottenere un vantaggio competitivo nei settori dell’arte, dell’entertainment, del cinema, dello sport e della moda. Da Takyon a Reasoned Art fino all’industria del gaming, il libro prende poi in esame gli influssi delle tecnologie emergenti sull’economia e la società. Da dove è nato questo interesse per Nft e metaverso e come le imprese creative possono utilizzarli?

“L’interesse è nato perché osservo i fenomeni dell’innovazione. Siamo in un momento di passaggio fondamentale dal web 2.0 al web 3.0. Nel libro fornisco molti esempi di quanto sta avvenendo e di come per esempio gli Nft (non-fungible token Ndr), restando nell’ambito della creatività pura e dell’arte, consentono un accesso a mercati internazionali ad artisti, gallerie e imprese che si trovano in aree remote del Paese. Basti pensare che il 70 percento del territorio italiano è in alta collina o in montagna: grazie agli Nft la distanza si anulla. O ancora, con il metaverso si possono offrire esperienze immersive nelle bellezze artistiche e culturali, costruendo mercati secondari. Penso alla startup Reasoned Art, che ha presentato delle installazioni partendo dall’Arco della pace di Milano fino a Petra in Giordania. Si tratta di applicazioni che possono essere utili anche al ministero dei Beni culturali, che incassa delle royalty. Il metaverso poi ha numerose altre applicazioni anche in altri campi, basti pensare alla chirurgia o alla psicoterapia.”

Tra i case history che ha studiato per realizzare questo suo saggio c’è anche qualche attività di gioco e/o videogioco?

“Assolutamente sì, tenendo presente che i primi ecosistemi della realtà aumentata e immersiva, oltre che del metaverso, sono proprio realtà del gaming. I sistemi più completi e utilizzati, con Pil, consentitemi il termine, maggiori, sono proprio realtà come Roblox o Fortnite, e di queste realtà tratto direttamente nel libro. Poi, vedo anche quanti casinò online stanno sorgendo e che sono legati alle criptovalute o alla blockchain. Inoltre, sto osservando le attività di gamification svolte dalle case di moda che sempre più spesso acquistano vestiti che esistono soltanto nel metaverso. Questo acquisto di skin vanta un fatturato da 40 miliardi di dollari annui a livello globale.”

Il mondo è alle prese con la grande sfida rappresentata dall’intelligenza artificiale generativa e il Parlamento europeo ha già varato un regolamento in materia. In che modo il Governo italiano approccerà questa delicata e promettente materia?

“Innanzitutto, come ho avuto modo di sottolineare anche nella mia recente trasferta a Washington Dc (dove rappresentanti dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo hanno preso parte agli incontri primaverili della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale Ndr), sono molto scettico sulla regolazione comunitaria e per un motivo ben specifico. Essa è divisa in due livelli: la definizione della cornice di rischio e gli spazi di sperimentazione. Secondo me invece si doveva partire dagli spazi di sperimentazione e solo dopo un paio d’anni semmai definire la cornice di rischio. Stabilirla a priori significa limitare molto le imprese europee rispetto a competitor che sono già molto più forti di noi: Cina, India, Stati Uniti. Le nostre imprese pagheranno questo scotto.

Ciò premesso, in un primo consiglio di ministri è stato presentato un primo disegno di legge sull’intelligenza artificiale, che non commento, ma segnalo positivamente che prevede due spazi di sperimentazione, uno in seno alla futura Agenzia sull’intelligenza artificiale e l’altro gestito in maniera più generale del Governo. Per me è motivo di soddisfazione anche che il Governo abbia stanziato dei fondi in materia, circa un miliardo di euro. Tuttavia, bisogna fare attenzione a come gestire questi soldi. Anche senza prendere a esempio i citati Cina, India e Stati Uniti, la stessa Arabia Saudita, che non è certo un Paese fortissimo nell’intelligenza artificiale, ha stanziato 40 miliardi di dollari. Non dobbiamo commettere errori. Dobbiamo usare bene il denaro stanziato a livello statale, concentrandoci su filiere come le biotecnologie, il manifatturiero avanzato, la space economy e la meccanica.”

Cambiando argomento e concentrandoci sul gioco con vincita in denaro, del quale lei si è occupato più volte essendo membro della commissione Finanze della Camera, secondo lei, dopo anni di critiche e stigmatizzazioni, oggi c’è una corretta percezione di questo settore industriale da parte dell’opinione pubblica e della politica?

“A mio parere ancora no. C’è ancora tanta colpevolizzazione rispetto al gioco e dobbiamo vincere questi preconcetti che tra l’altro in passato non c’erano. Negli anni scorsi, tanto per portare un esempio, l’ippica è stata distrutta, è stata dilaniata dalle scelte compiute in merito alla tassazione del gioco.”

Nella passata legislatura, era il 2018, lei è stato relatore del decreti Dignità, approvato nell’estate di quell’anno ed entrato pienamente in vigore l’anno successivo. Volendo tracciare un bilancio dei risultati ottenuti con quel provvedimento, che aveva previsto tra le altre misure il divieto assoluto di pubblicizzare il gioco con vincita in denaro, cosa secondo lei ha funzionato, cosa no e cosa infine si può e deve rivedere?

“Il Governo che aveva varato il decreto Dignità era composto da Lega e Movimento 5 stelle, c’erano dunque delle negoziazioni tra le due forze politiche. Il Movimento 5 stelle era molto avverso a tutto il gioco in generale e secondo me si è esagerato e ora bisogna dunque porre rimedio perchè il divieto assoluto di pubblicità, ma anche altri provvedimenti, hanno finito per penalizzare, tra gli altri, anche squadre sportive di provincia che a causa di troppe restrizioni non hanno avuto la possibilità di emergere. I tempi sono maturi. Quando si fanno delle norme, poi si verificano gli effetti e se serve si corregge il tiro. Sul gioco vanno riviste le regole della pubblicità, per esempio per quanto attiene quella delle scommesse sportive, e consentendo una maggiore libertà ai concessionari di Stato. Questo porterebbe linfa vitale anche al nostro sport, ma anche a molte realtà del sociale. Tra l’altro, nessuno tra i concessionari di gioco di Stato si è mai tirato indietro al momento di finanziare progetti sociali o di combattere la ludopatia e non vedo dietro di loro il malaffare. Anzi, più spazi lasciamo alla criminalità organizzata e peggio è, vedo che ci sono tuttora delle bische in tutto lo Stivale, e che sono gestite dalla malavita.” ( www.gioconews.it )

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