E la risposta a questo è semplicissima nella sua incongruenza: soltanto perché il settore in cui operano questi lavoratori non è come un qualsiasi altro settore di servizi, ma è quello del gioco d’azzardo. E, quindi, non viene considerato alla stregua di un qualsivoglia altro comparto commerciale che, magari, non produce occupazione come il gioco, non produce risorse finanziarie per lo Stato (senza profferire verbo alcuno di fronte agli svariati aumenti che lo colpiscono ripetutamente), ma crea soltanto intrattenimento e divertimento, quindi, risulta un settore poco serio ed “effimero”. Ma alla luce del Decreto Dignità i lavoratori che il settore ludico racchiude dovrebbero essere considerati uguali a tutti gli altri lavoratori, come rilevato dall’Istituto Milton Friedman Institute che esprime sgomento “nell’assistere alla carenza di dibattito attorno al tema dei posti di lavoro, dei diritti costituzionali e delle libertà sempre più messe in discussione” e che racchiude in una lettera inviata ai lavoratori del settore del gioco pubblico e, quindi, lecito.
In questa veramente particolare missiva, l’Istituto sottolinea quanto la classe dirigente abbia dimenticato il proprio ruolo, preferendo rincorrere iniziative di propaganda e dimostrando con tale atteggiamento un disinteresse totale per il gioco, condiviso da gran parte della politica, e sino a questi giorni anche dai Sindacati: atteggiamenti da ritenersi non solo assolutamente gravi ma alquanto esemplificativi del momento attuale. Ci si riferisce agli attacchi che negli ultimi anni i dipendenti del gioco pubblico hanno dovuto subire da “chiunque” ne avesse dimostrato la voglia, e che definire “attacchi volgari” si parla certamente in termini eufemistici. E tutto questo, purtroppo, si è concretizzato in un silenzio politico da parte del Governo centrale che non ci si sarebbe dovuti permettere dal momento che il settore del gioco lecito in Italia, (come è stato asserito da più parti), con il proprio lavoro contribuisce ed anche in modo più che tangibile, a “rimpinguare le casse dell’Erario”. E di questo vi è indubbiamente certezza e non vi può essere negazione alcuna.
Anche se sinceramente, a volte, lo Stato tenta di “dimenticare” quest’ultimo passaggio, sono veramente ingenti le somme che lo stesso incassa grazie al lavoro del dipendenti del gioco pubblico. Danaro che serve a pagare gli stipendi dei parlamentari, assessori, presidenti di Regione e Sindaci, alcuni dei quali sono gli stessi che sostengono (strano gioco della politica) il proibizionismo e che non riescono a trovare, sopratutto, soluzioni concrete per le varie problematiche sociali che possono intervenire con il fenomeno del gioco d’azzardo. Personaggi che si limitano, anche se è veramente triste dirlo, a proporre facili “specchietti controproducenti” per le imprese, i lavoratori, e cittadini ed i giocatori che purtroppo sono “caduti nella rete” del gioco problematico. Mentre i dipendenti del settore ludico, e di conseguenza, con gli introiti che si ricavano dai giochi, lo Stato mantiene il sistema sanitario nazionale, la sicurezza, l’ordine pubblico, la difesa e molto altro ancora: e questo succede tutto con la mano sinistra perché la destra è occupata a sottoscrivere il Decreto Dignità che vuole “eliminare il gioco dal territorio nazionale essendo lo stesso gioco un demone”…
Quindi, continua sempre l’Istituto Milton Friedman il posto di lavoro del dipendente del gioco non dovrebbe più essere dileggiato, ma bisognerebbe finalmente riconoscere il ruolo che gli stessi lavoratori, quali risorse umane strategiche, riescono a ricoprire, ed in grado di contribuire molto più della maggior parte dei lavoratori, al gettito erariale quasi che il gioco sia un “pozzo inesauribile e senza fondo” al quale abbeverarsi (facendone anche scorta per i “momenti bui”).Pare anche ovvio, però, che il mondo dei giochi, con i suoi lavoratori “tutti” inclusi e che si occupano di “tutti” i giochi, dovrebbero essere più uniti ed essere, sopratutto, orgogliosi del proprio lavoro, senza pregiudizi e superando alcune divergenze per arrivare a distruggere quelle ingiustizie che ancora oggi il settore ludico subisce. Ed anche per ristabilire una volta per tutte i propri diritti che risulta essere una delle cose più importanti per un lavoratore.
Infine, ed a chiusura di questa “strana missiva”, l’Istituto lancia un avviso ai lavoratori del gioco: “diffidate di quei Sindacati e di quelle organizzazioni opportuniste che, sino a ieri, hanno attaccato le imprese di gioco perché non saranno a lungo vicino ai lavoratori: chi in passato ha sostenuto il proibizionismo ideologico, può cambiare idea solo e soltanto per opportunismo”. Ed ancora l’Istituto si esprime nella convinzione che la battaglia che i lavoratori del gioco legale metterano in campo, possa essere la battaglia di tutti: di tutti coloro che lottano contro il proibizionismo becero e miope che viene inflitto al gioco, cosa che sarà un grave danno per tutto l’intero Paese. Per questo, ci si schiera a fianco dei lavoratori del gioco e si esprime tutta la più profonda solidarietà esortandoli a fare una voce forte, univoca ed anche stentorea che faccia capire a tutti, politici e politica compresi, quanto può essere forte il settore ludico ed i suoi lavoratori, nessuno escluso.
Forse, questo non risulterà ancora abbastanza, e ciò sarebbe ancora più grave naturalmente, ma nei mesi a venire non mancherà certamente l’opportunità di farsi conoscere meglio dall’opinione pubblica, od almeno quella parte di essa che non riesce ancora oggi proprio a capire cosa ci sia di sbagliato nel mondo del gioco pubblico: indifferenza, stupidità, incoerenza? Forse un insieme di queste cose, oppure una massiccia opera mediatica che da anni “tempesta” le menti di chi guarda ancora il gioco d’azzardo con un occhio particolarmente sospettoso.
La redazione