Due giorni fa l’ All England Club, dopo settimane di indiscrezioni e pressioni da parte del governo britannico, ha deciso di vietare la partecipazione dei tennisti russi e bielorussi a Wimbledon. A rimanere fuori dal torneo maschile un atleta bielorusso e quattro giocatori russi tra i top 30 del ranking mondiale, tra cui il numero due Daniil Medvedev e il numero otto Andrej Rublev. In campo femminile, invece, sono undici le atlete escluse, tra cui la bielorussa Aryna Sabalenka, semifinalista della scorsa stagione. Immediate le polemiche da parte degli atleti e non solo. Granitico Novak Djokovic, tennista serbo, numero uno al mondo, che ha definito “folle” la decisione dell’All England Club. “Condannerò sempre la guerra – ha detto dopo il match vinto contro Djere a Belgrado – non la sosterrò mai, essendo io stesso figlio della guerra, cresciuto durante le guerre civili che hanno seguito il crollo della Jugoslavia. Ma i tennisti, gli atleti, non c’entrano niente. Quando la politica interferisce con lo sport, il risultato non è mai buono”. Secondo il giocatore russo, numero 8 del mondo, impegnato nel torneo di Belgrado, “le ragioni che ci hanno fornito (da Wimbledon, ndr) non avevano, come dire, alcun senso, non erano logiche. Quello che sta accadendo ora è totalmente discriminatorio nei nostri confronti”, ha aggiunto.
La scelta di escludere i tennisti russi e bielorussi dallo Slam a causa dell’invasione in Ucraina ha fatto infuriare gli stessi Atp e Wta, i circuiti professionisti mondiali di tennis maschile e femminile, che hanno parlato subito di “discriminazione”, anche perché i tennisti estromessi subirebbero di conseguenza un danno dal punto di vista delle classifiche. E il quotidiano inglese The Telegraph, secondo il quale Wimbledon rischia una multa di 250 mila sterline, suggerisce ad Atp e Wta di penalizzare il torneo britannico, che si terrà a fine giugno: “Anche se non hanno autorità su Wimbledon, potrebbero negare al torneo l’attribuzione dei punti, rendendolo solo un evento d’esibizione». e numero quattro al mondo.
La Redazione