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Riordino gioco fisico: tavolo ancora in stallo, si punta sugli Stati generali Adm

Tutto tace al tavolo di confronto fra il ministero dell’Economia e i rappresentanti delle Regioni sul riordino del gioco fisico, ma il tema avrà largo spazio agli Stati generali dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli il 27 giugno.

Scritto da Fm, GiocoNews

Che fine ha fatto il tavolo di confronto fra il ministero dell’Economia e delle finanze e i rappresentanti delle Regioni in merito al riordino del gioco fisico?

La domanda è d’uopo, vista la mancanza di notizie ormai da aprile. Ma la risposta, ormai da qualche settimana, è sempre la stessa: “Al momento è tutto sospeso”, come riferiscono a GiocoNews.it i tecnici del ministero.

Agli inizi di aprile il Mef ha presentato la sua proposta di riordino comprensiva di un distanziometro nazionale di 250 metri, fra le attività di gioco e i “luoghi sensibili”, e uno di 200 metri fra un punto di gioco ed un altro. Parlando anche di limiti orari – con lo stop al gioco nelle ore prossime all’entrata e uscita dalle scuole (dalle 7.30 alle 9.00 e dalle 12 alle 15) -, di certificazione delle attività e formazione del personale, di controlli, e soprattutto di un’ulteriore riduzione dell’offerta. Nell’ottica di venire incontro alle posizioni prese dalle Regioni e di stemperarle almeno un po’.

Come si ricorderà, infatti, il documento presentato alla fine di marzo dal Gruppo tecnico sub area dipendenze era imperniato su un distanziometro nazionale di almeno 500 metri e limiti orari al gioco dalle 7 alle 9, dalle 13 alle 15, dalle 18 alle 20, ma anche tra la mezzanotte e le cinque del mattino.

Da allora si è tornato a parlare di riordino del gioco fisico in occasioni “pubbliche”, in primis con le esternazioni del direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, Roberto Alesse, sulla “priorità” della riforma e la necessità di una concertazione tra lo Stato, le Regioni e gli Enti locali in ordine alla co-pianificazione della dislocazione territoriale dei luoghi fisici di offerta di gioco.

Una presa di posizione che ha incassato il placet delle principali associazioni di rappresentanza del settore – Acadi, Acmi, Astro, Egp Fipe e Sapar – che avevano appunto chiesto la prosecuzione del confronto nell’ambito del tavolo tecnico fra Mef e Regioni.

Dopo questo scambio di endorsement, il tavolo è entrato in stallo, facendo quindi profilare all’orizzonte una nuova proroga delle concessioni, la cui scadenza è prevista per il 31 dicembre di quest’anno.

Sull’empasse pesa sicuramente il nodo della compartecipazione delle Regioni alle entrate dal gioco, proposta da loro stesse, in realtà, come ribadito dal coordinatore della commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Marco Alparone, ma osteggiata dai governatori più intransigenti.

Tanto da far ipotizzare, a un certo punto, la redazione di una nuova proposta, non più da parte dei tecnici dell’area dipendenze, ma chiamando in causa gli assessori regionali al Bilancio, per confrontarsi sulla possibilità di accettare una contropartita del 5 percento del gettito erariale derivante dal gioco  – trecento milioni l’anno – in cambio di un distanziometro “più mite”.

Chissà che la soluzione non arrivi dagli Stati generali dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, che nel pomeriggio del 27 giugno si occuperanno proprio di “riforma dei giochi pubblici tra esigenze di bilancio, tutela della salute e salvaguardia del comparto economico”, con la partecipazione di stakeholder del settore (anche esteri), ricercatori e professori universitari e politici.

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