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Giuseppe Conte, legalità e semplificazione le sue parole: “Sarò l’avvocato difensore del popolo italiano”

“Assertivo”, come lui stesso si definisce durante un convegno sulla giustizia, Giuseppe Conte parla in pubblico, nelle poche testimonianze rintracciabili su Youtube, in modo puntuale e con piglio deciso. Già il suo profilo WhatsApp parla per lui: “Scrivetemi come se ogni messaggio costasse 10 euro: vi aiuterà a concentrare il pensiero”, si legge sullo status, accompagnato da una foto con citazione di John F. Kennedy, “every accomplishment starts with the decision to try”.

Di certo il professore di diritto privato in pole per la premiership del governo M5S-Lega ha già mostrato la sua voglia di provare, annunciando qualche mese fa la sua disponibilità “per spirito di servizio” alla candidatura a ministro della pubblica amministrazione, deburocratizzazione e meritocrazia immaginato da Luigi Di Maio in campagna elettorale. Nato a Volturara Appulla (Foggia), 54 anni, sposato e separato, un figlio di dieci anni, Conte vive a Roma, dove è titolare di un grande studio legale. Insegna a Firenze diritto privato. Nel suo curriculum una laurea in Giurisprudenza all’Università di Roma, una sfilza di master e perfezionamenti in giro per il mondo (Yale, Vienna, Sorbona, New York). Nel 1988 (anno della laurea), era già stato inserito nella commissione di Palazzo Chigi per la riforma del codice civile. Non si contano le collaborazioni con riviste giuridiche, università straniere, i libri e gli articoli pubblicati. Legalità e semplificazione sono le parole d’ordine come rimarcato nel discorso di ‘investitura’ a ministro ombra dei 5 stelle, aperto citando le “specifiche prerogative” affidate dalla Costituzione al presidente della Repubblica nella formazione del governo.

In premessa ricorda il “concetto di etica pubblica”, Stefano Rodotà, e l’articolo 54 della Costituzione che indica per chi ha funzioni pubbliche “il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Combattere “l’ipertrofia normativa” che “penalizza gli onesti” e chi rispetta “le regole è il primo punto che metteva allora in cima al suo programma, insieme alla necessità di “semplificare al massimo tutti i passaggi burocratici”. Idee molto precise Conte le ha elaborate anche in materia di giustizia amministrativa, raccontate a un convegno sulla giustizia organizzato a inizio 2017 dal Movimento 5 Stelle, nel corso del quale evidenziava, tra l’altro, la necessità di superare un “privilegio del potere esecutivo forse dei tempi andati”, quello di designare i componenti del Consiglio di Stato: “Si diceva che consentiva di inserire i grand commis delloStato e dare valore aggiunto” ma “più che una riserva dello Stato rischiano di costituire la riserva del governo in carica”.

Per Conte “autonomia e indipendenza”, della magistratura ma non solo, sono “valori fondanti”. Nel discorso di febbraio 2018 sottolinea la chiamata da parte del Movimento per il ruolo da componente laico del consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, da cui ha dato le dimissioni: “In questi 4 anni di alto incarico non ho ricevuto una telefonata una che contenesse qualche indicazione volta a interferire nel delicato incarico che ho ricoperto”.

Giuseppe Conte finora ha operato dietro le quinte dei cinque stelle. Pochi avevano sentito parlare di lui fino a quando Luigi Di Maio in campagna elettorale lo ha presentato come futuro ministro dei cinque stelle per la Pubblica Amministrazione. Tanto stretto il suo rapporto con il leader del M5s che Di Maio gli ha dato l’incarico di scrivere il programma elettorale sulla giustizia e lo ha ingaggiato come suo legale di fiducia.

Nato a Volturara Appulla, un piccolo centro in provincia di Foggia, 54 anni, sposato e poi separato, un figlio di dieci anni, Conte vive a Roma, dove è il titolare di un grande studio legale, e insegna a Firenze diritto privato. Il suo curriculum accademico riempie parecchie pagine: laurea in Giurisprudenza all’Università di Roma, poi una sfilza di master e perfezionamenti in giro per il mondo (Yale, Vienna, Sorbona, New York University). Nel 1988 (l’anno della laurea), era già stato inserito nella commissione istituita a Palazzo Chigi per la riforma del codice civile. Non si contano le collaborazioni con riviste giuridiche, università di paesi stranieri, i libri e gli articoli pubblicati.

E’ stato anche componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, carica dalla quale si è dimesso quando Di Maio lo ha voluto tra i suoi ministri. Per avere un’idea del suo orientamento, è sufficiente dare un’occhiata alle sue dichiarazioni durante la presentazione della squadra di governo cinque stelle: “Primo: bisogna drasticamente abolire le leggi inutili, che sono molte più delle 400 indicate da Luigi Di Maio. Secondo: bisogna rafforzare la normativa anti-corruzione prevedendo quelle iniziative che si muovono nello spazio oscuro che precede la corruzione. Terzo: bisogna rivedere, pressoché integralmente, la riforma della cattiva scuola”. Prima del colpo di fulmine per i cinque stelle, Conte è stato un elettore della sinistra: “In passato ho votato a sinistra. Oggi penso che gli schemi ideologici del ‘900 non siano più adeguati. Credo sia più importante valutare l’operato di una forza politica in base a come si posiziona sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali. E sulla sua capacita’ di elaborare programmi utili ai cittadini”.

La Redazione

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