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IL PARERE DELL’ESPERTO, UGO CIFONE: ECONOMIA E POLITICA…

Le Lobby “pilota” tra politica e economia.

Influenzano il nostro pensiero ma a trarne giovamento non sono certo i comuni cittadini.

Che si tratti del comparto giochi, del settore agricolo o del mondo delle piccole imprese, il clima di instabilità generale si respira ovunque; risultato voluto dal mondo politico ad un unico scopo: creare consensi dietro false promesse a scapito di gente comune lavoratori e disoccupati.

A tutti noi viene propinata la solita solfa della lotta al gioco d’azzardo e alla criminalità organizzata temi sensibili al settore di nostro interesse ma le verità sono altre.

Peccato che nessuno le racconta e se qualcuno le mette in piazza passano in secondo piano.

E intanto si stratificano leggi, circolari, regolamenti pochi chiari che stanno portando gli operatori e il settore tutto al collasso.

La politica e l’economia vanno a braccetto, e a farne le spese siamo noi cittadini; tutti costantemente bombardati da notizie che, inevitabilmente, finiscono per forviarci perché non veritiere.

Veniamo così allontanati da ciò che è reale non potendo mai avere contezza o proiezione di quello che il futuro -nel breve termine- ci offre.

Come sosteneva Nando Ioppolo, avvocato ed economista libero, nel corso di un’intervista in cui offriva la propria opinione sullo Spread, il comune pensare di ogni cittadino è influenzato negativamente dalla politica; il soggetto viene indotto all’illusione di un futuro migliore attraverso la diffusione di concetti economici e socio politici che costituiscono in realtà una farsa.

Dietro ogni comunicazione politica si celano interessi solo ed esclusivamente superiori, di classi dirigenti, di poteri forti che sfruttano i più deboli; si fa leva sui giovani creando l’illusione di incentivare occupazione –magari part time- sottacendo che il tutto avviene a discapito di altra disoccupazione e scarsa produttività. Ma ciò non appare rilevante.

Ci si concentra solo sul dettaglio e non sulla globalità di un dato qualunque esso sia perché la gente non deve sapere tutto; basta che sappia solo ciò che conviene!

E’ questo il modus attraverso cui l’opinione pubblica viene destabilizzata e guidata per lo meno allo stato attuale.

Stessa filosofia in materia di distanziometro, tema caldo ormai della politica e caro agli operatori di settore in quanto erroneamente considerato quale rimedio contro la dipendenza dal gioco d’azzardo.

I dati e i fatti dimostrano altro, infatti: esponenziale crescita disoccupazionale, collasso di un mercato oramai avviato, progressiva perdita del potere d’acquisto e del potere di investimento, aumento del debito pubblico.

Ma cosa ci viene comunicato dal mondo politico?

Che la piaga del gioco d’azzardo viene efficacemente combattuta grazie a regole sempre più stringenti, confuse ma stringenti!

Intanto il giocatore compulsivo, prosegue silente il proprio percorso.

Nessuno comunica che non ne uscirà mai perché nessuno se ne  preoccupa, né farà qualcosa per aiutarlo.

Applicando le regole del “distanziometro” il giocatore andrà a cercare un posto lontano o vicino che sia ove soddisfare la propria compulsione verso il gioco sfuggendo, se possibile, ad ogni forma di controllo, prevenzione e ad  una potenziale cura.

Il problema del GAP non troverà risoluzione alcuna perché   l’eventuale chiusura dei punti di gioco terrestre sarebbe sostituita ad ogni modo dal gioco on line, oggi a portata di smartphone.

Non determinerebbe quindi una riduzione del fenomeno della ludopatia semplicemente perché ci sono percorsi leciti e meno leciti a portata di un click.

Il gioco on-line, d’altronde, non permette di monitorare il giocatore problematico e in aggiunta aliena l’utente dalla realtà, creando le condizioni psico-sociali che comportano gravi ripercussioni sul soggetto sotto diversi profili dal personale al sociale.

A parere del sottoscritto, proprio i punti gioco dovrebbero e potrebbero essere strutturati come dei concreti presidi di legalità e di prevenzione del gioco patologico, si dovrebbero però creare le condizioni per renderli tali attraverso adeguati corsi di formazione seri e professionali non improvvisati.

Basterebbe lavorare su proposte legislative concrete e non illusorie perché prive di fondamento logico, che tengano conto degli aspetti del fenomeno gap scevri da lobby e interessi politici.

6.06.2018

Ugo Cifone C. R.

 

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