“Il Governo da due/tre anni a seguito della spinta parlamentare ha attivato un approccio al sistema dei giochi diverso da quello del passato. La constatazione che in alcune situazioni la giusta battaglia contro il gioco illegale aveva portato ad una presenza di gioco pubblico eccessiva ci ha indotto ad una riflessione su come affrontare questa situazione. Lo abbiamo fatto tramite le indicazioni delle delega fiscale immaginando una linea non proibizionista ma fortemente di controllo e riduttiva dell’offerta, con particolare attenzione al sistema sociale e ai rischi della ludopatia”.
E’ quanto dichiarato dal sottosegretario al Mef, Pier Paolo Baretta, intervenendo in audizione in Commissione Finanze al Senat
“Purtroppo non abbiamo fatto bene e abbiamo lasciato cadere la delega fiscale, questo è avvenuto per varie ragioni e questo ci ha obbligati a ripercorrere un percorso in parte interessante visti i rapporti diretti con gli enti locali, ma allo stesso tempo più lungo e tortuoso. E’ stato un percorso faticoso, che è approdato all’intesa del 7 settembre. Prima di questa intesa, per dare un segnale della genuinità della posizione del Governo e anche perchè i lavori della Commissione andavano per le lunghe abbiamo operato una riduzione delle Awp sulla base di una scelta autonoma del Governo, inserendola nella Manovrina e con il seguente decreto applicativo di luglio che ne stabilisce il percorso” ha spiegato il sottosegretario.
“Siamo intervenuti sulle Awp perchè sono il punto più immediatamente appariscente della percezione che c’è del mutamento di atteggiamento sul gioco. Sono diffuse sul territorio, erano 400mila, noi puntiamo a ridurle fino a 265mila entro il 2018. E’ indubbio che si tratti di una scelta coraggiosa, per un approccio statale che sino a poco tempo fa era concentrato in particolare sull’aspetto fiscale. Noi da un anno cerchiamo di stringere rapporti con il Ministero della Salute proprio per essere coerenti con questa ricerca di un nuovo approccio al sistema. Proprio questo ci ha portato a privilegiare un rapporto con gli enti locali, con cui c’è stato un percorso non semplice. Questo perchè gli enti locali, trovandosi di fronte a un vuoto legislativo, si sono attrezzati come hanno potuto. E’ quindi prevalsa la teoria della distanza, sulla quale costruire l’autotutela dell’ente locale rispetto all’eccesso di diffusione del gioco. Noi abbiamo scavato su questo punto – ha aggiunto Baretta – e abbiamo cercato di proporre una linea che raggiunge lo stesso risultato ma con un approccio in parte diverso. Mentre la teoria delle distanze affida la riduzione dell’offerta per via induttiva, noi abbiamo pensato che bisognava aggredire direttamente il problema, da qui la riduzione del 35% delle slot e la previsione nell’arco di un triennio di ridurre del 50% i punti gioco che prevalentemente vuol dire la presenza delle slot nei bar e nei tabacchi“.
“Questo percorso è anche legato a una preoccupazione che constatiamo in alcune situazioni, siano esse grandi città o zone all’incrocio di snodi di mobilità la teoria delle distanze, involontariamente, può provocare una sorta di contraddizione nel territorio per cui si avrebbero zone completamente scoperte o salvaguardate dalla presenza del gioco e altre dove avviene un intasamento a cui bisogna stare attenti affinchè non si creino situazioni anomale. Per questo la discussione con gli enti locali è stata molto vivace, avevamo anche provato ad adottare insieme il criterio delle distanze, io avevo proposto 250 metri da tre categorie (scuole, istituto di culto e centri di servizio sanitario) ma è stata considerata una proposta insufficiente, e abbiamo lasciato perdere. Pensare a 500 metri di distanza da 7/8 luoghi sensibili, tra cui gli sportelli bancomat, significa realizzare una situazione proibizionista. La discussione in Conferenza Unificata – ha chiarito il sottosegretario – da un lato ha condiviso importantissime questioni che sono presenti nel testo dell’accordo (antimafia, controlli, salute e regole contrasto) e ha poi affrontato il nodo della distribuzione, nella cui dialettica è emerso un punto di accordo contraddittorio. Cioè gli enti locali hanno chiesto che laddove ci fossero delle linee più rigorose da parte delle Regioni lo Stato non intervenisse, sulla distribuzione del territorio la responsabilità di decidere dove vanno le slot se la assumono quindi gli enti locali, intendendo prevalentemente le Regioni, contemporaneamente però il numero di slot che condividiamo (presente in una tabella dell’accordo) le Regioni con le forme e le modalità che ritengono più giuste, applicando tutti i criteri che vogliono, devono garantirle. In quest’ottica abbiamo avuto due comportamenti diversi, uno prima dell’accordo, in previsione e confermato recentemente da parte della Liguria che ha adottato una moratoria con l’idea di trovare una modalità con la quale applicare la legge e l’altro da parte del Piemonte, che a fronte di una decisione che aveva già preso, ha visto coincidere la partenza della legge regionale in concomitanza con l’intesa nazionale. Questo ha creato un problema che rappresenta oggettivamente un test. A due mesi da un’intesa che vede Stato ed enti locali sul fronte comune, pur con diversi punti di approccio, ci si trova improvvisamente di fronte ad un problema di gestione molto serio”.
“La nostra valutazione è che la legge piemontese comporta una riduzione del 90/91% delle slot sul territorio. L’accordo prevedeva che a fronte delle 27mila circa attuali slot la riduzione entro aprile di quest’anno portasse a 19mila il numero degli apparecchi operativi. Con l’applicazione di una distanza di 300 metri per i Comuni più piccoli e di 500 metri per quelli più grandi da 7/9 punti sensibili, compresi i bancomat, determina una sostanziale riduzione del 90% delle slot. Ovviamente coloro che pensano sia giusta una linea proibizionista dicono molto bene, ma coloro che pensano invece ci debba essere una logica prevalentemente di mercato dicono molto male. Quello che dice il Governo è semplicemente: questo non corrisponde all’intesa fatta. Perchè secondo l’intesa, anche se ci sono decisioni di maggior rigore da parte dell’ente locale, un certo numero di apparecchi va garantito. A maggior ragione perchè tra le regole che abbiamo deciso – ha ricordato Baretta – azzeriamo anche le slot nei rifugi alpini, negli alberghi, nelle spiagge, nelle cartolerie ecc.. E’ chiaro che ci può anche essere un minimo di margine, su cui si può discutere, ma l’accordo in generale deve essere comunque un valore da rispettare, altrimenti diventa una trappola da demolire, in questo caso non bisognava firmarlo. Vi è un punto specifico che è doveroso da parte mia evidenziare in questo quadro: noi abbiamo deciso che entro il 2018 devono essere fatte due gare importanti, quella delle scommesse e quella del bingo. E’ evidente che o c’è una certezza di possibilità di operare nei mercati che si può ragionevolmente offrire agli operatori economici – in un quadro restrittivo perchè le licenze che offriremo prevederanno un numero inferiore di slot – oppure ci si trova in una situazione di incertezza regolatoria e di restrizioni tali che porterebbero ad un mercato asfittico. La discussione per il governo non è di qualità dell’approccio, ma è sulle condizioni che insieme abbiamo costruito con un’intesa faticosa e che rappresentano un punto di equilibrio, queste vanno salvaguardate. Questo per dare una certezza regolatoria in un quadro di riduzione, per la lotta alla malavita, che noi continuiamo a pensare sia una caratteristica di questo tipo di settore molto esposto, e perchè nell’affrontare la questione delle slot, nel frattempo, in questi tre anni abbiamo constatato una evoluzione fortissima che comporta nuovi orizzonti, come l’online. Prima mettiamo un punto fermo sulla vicenda delle slot e prima potremo dedicarci tutti insieme su questo nuovo orizzonte verso cui siamo ancora poco attrezzati, che è quello dell’online“.
“Lo schema di intesa con le Regioni – ha concluso il sottosegretario – implica tre strumenti applicativi:
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- Il più importante è il decreto ministeriale che applica l’intesa nei suoi punti cardine.
- Il secondo è una nota di contingentamento, cioè come queste linee vengano poi concretizzate. Bisognerà decidere se questo numero ridotto di macchine dovrà essere sistemato ad esempio in situazioni che abbiano almeno un certo numero di metri disponibili, un numero massimo di apparecchi presenti, la distanza tra macchine ecc. noi comunque non siamo orientati al locale separato nel senso classico perchè molti studi ci hanno detto che questo rischia di avere un effetto peggiore.
- Il terzo decreto riguarda le specifiche delle macchine da remoto. Le specifiche sono in via di definizione, i costruttori ci dicono tutti che per fare nuove macchine ci vuole un anno, da qui la proroga di un anno della partenza che non cambia però l’orizzonte finale, che è quello di realizzare, in coincidenza con la riduzione dei punti gioco, anche l’immissione nel mercato di nuovi apparecchi che dovrebbero comportare l’accesso solo con tessera sanitaria, una maggiore lentezza per ridurre il rischio di compulsività ecc.
Questo è il quadro in cui ci muoviamo, che a mio avviso merita attenzione perchè in fin dei conti è un settore importante per il Paese ed avendone avviato una linea di contrazione dovremo anche farci carico degli effetti sulla parte fiscale. Se aumenta il mercato potremmo trovarci in una situazione in cui in parte la riduzione dell’offerta potrebbe venire compensata. Io penso che se vinciamo la battaglia di far si che ci sia una normalità del gioco e si vada verso una percezione non ludopatica ma ludica del gioco avremo anche una riduzione della dimensione del gioco stesso. E’ un dibattito che dovrà coinvolgere sicuramente la prossima legislatura, perchè è difficile pensare che ridurre le slot, dimezzare i punti gioco e razionalizzarli sul territorio comporti lo stesso livello di entrate, non lo considero un male però non posso non farmi carico del problema, che dobbiamo affrontare“.
Riceviamo (Jamma) e pubblichiamo