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La pubblicità sul Gioco aiuta a scegliere quello legale

Questa intensa ma breve “storia” sul divieto della pubblicità ai giochi porta ad esprimere tante persone e tante associazioni: i pareri sono dai più banali ai più ricercati, ma quello che importa dovrebbe essere che a furia di parlarne “arrivi qualche uccellino” che si impegni a riferire al nostro neo Governo di valutare bene cosa sta facendo, che percorso ha intrapreso e quali conseguenze questo percorso potrà mai provocare. Non si poteva esimere dall’esprimersi anche l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria laddove ritiene che la pubblicità stessa può “fungere da discrimine tra gioco lecito ed attività legale”. Ovvero: se una attività commerciale è considerata lecita (e non vi è dubbio che chi detiene una concessione per il gioco rappresenti lo stesso Stato e ne venga di conseguenza i suoi prodotti), ne dovrebbe essere consentita la relativa pubblicità. Ma questo principio va, però, accordato con la “pericolosità”, seppur teorica, di una determinata attività.

Non ci si può dimenticare, per esempio, che sono state fatte battaglie contro campagne per i farmaci, per le bevande alcoliche, per le automobili: tutti prodotti che, indubbiamente, possono recare danno all’ambiente e sopratutto al sociale. E per ultimo eccoci in questo momento a disquisire sulla pubblicità ai giochi d’azzardo con vincita in danaro, mondo quest’ultimo senza dubbio effimero ma che comporta obbiettivamente “un giro di quattrini” notevole sul quale convergono gli occhi degli investitori, degli addetti ai lavori, ma anche quelli più che furbetti della criminalità organizzata. Criminalità che, come chi segue il mondo dei giochi già conosce bene, riesce ad “andare a braccetto” con questo settore ludico nel quale vede la possibilità di poter “far girare e ripulire” danaro proveniente da affari ed interessi certamente poco legali.

Per ritornare, poi, a spendere qualche altra parola relativamente ai vari settori “a rischio” su cui si è fatta pubblicità, bisogna sottolineare che richiedono delle regole più che rigorose, ma sopratutto ben circoscritte e indirizzate a non tollerare “sconfinamenti” che possono provocare ripercussioni negative per il sociale. L’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria è fermamente convinto che la pubblicità ai giochi ci debba essere e debba esistere proprio per la tutela del gioco lecito e che debba essere usata come deterrente nei confronti del gioco illegale che “serpeggia”, sempre e comunque vivo e vegeto nonostante i controlli, i monitoraggi e gli accessi da parte della Forza Pubblica. Se non esisterà la pubblicità ai giochi, vi sarà solo più confusione, poca trasparenza e, sopratutto, non vi sarà quel supporto al giocatore che la pubblicità invece fornisce per “suggerire la strada da percorrere” per non trovarsi, alla fine, intrappolati in qualcosa di illecito che non dà certezze, né tanto meno divertimento.

L’esperienza di questo notissimo Istituto, che risale ad oltre cinquant’anni, fa comunicare che se la pubblicità commerciale viene parametrata su condivisi standard di correttezza colui che ne trae maggiore vantaggio è, senza ombra di dubbio, il pubblico. Pubblico che è proprio il destinatario dei vari spot che vengono lanciati e che possono peraltro fungere da discrimine tra gioco lecito e gioco illegale, sottolineando che chi ha una attività illecita, certamente, non ne fa di pubblicità. Bisogna anche dire che la legislazione attuale in materia pubblicitaria sul gioco, è abbondante e lo stesso Istituto di Autodisciplina ha varato persino regole ancora più restrittive ed anche “Linee di indirizzo per la comunicazione commerciale dei giochi con vincita in danaro” con lo scopo finale di rafforzare ulteriormente la disciplina già vigente in questa tematica.

Su questo argomento intervengono anche l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Autorità per la garanzia nelle comunicazioni ed Iap e ci si auspica a questo punto che una maggiore sinergia tra questi soggetti possa concretizzarsi con il raggiungimento di un obbiettivo migliorativo: attualmente, per fare il punto sull’applicazione dei limiti alla pubblicità al gioco in essere, si conferma che sono vietati gli spot tra le ore 7 e le ore 22 sui canali generalisti. Si tratta di una norma di Stato su cui non esiste la competenza dell’autodisciplina pubblicitaria: risulta che i canali generalisti si siano adeguati a questa prescrizione, ma forse la realtà è un poco diversa in quanto qualcuno che “sfora” indubbiamente esiste.

Nel 2017 sono stati 66 i messaggi passati per il vaglio preventivo del Comitato di controllo: sono state eseguite 11 archiviazioni a seguito di istruttoria; 9 ritenute non in contrasto con le norme del Codice e 2 a seguito della modifica del messaggio da parte dell’inserzionista, su richiesta dello stesso Comitato di Controllo. Si può ben dire con questi dati che la “situazione pubblicitaria del gioco d’azzardo” non sia in realtà tragica: ma, evidentemente, qualcuno non è contento di questo attuale obbiettivo raggiunto e vuole qualcosa di più. Anzi non solo vuole qualcosa di più, vuole proprio sospendere ogni tipo di pubblicità ai giochi, su qualsiasi canale ed in qualsiasi manifestazione sportiva.

Blocco totale di tutto e, di conseguenza, divieto assoluto che dovrebbe accontentare tutta quell’opinione pubblica che detesta il gioco, ma non certamente le imprese di gioco, i suoi operatori e tutto ciò che gravita attorno al settore… ma forse questo è veramente troppo. Ci vogliono norme precise, trasparenti, dure: ma togliere tutto ciò che a mezzo pubblicitario potrebbe “accompagnare per mano” il giocatore che deve scegliere dove e con chi giocare sembra deleterio. Ma bisogna a questo punto stare alla finestra per vedere cosa succede e che conseguenze questo provvedimento di divieto si trascinerà con sé: intanto il giocatore dovrà sempre scegliere ed il gioco sarà sempre là ad attendere questa scelta. Che sia gioco online leale o gioco illecito: questa scelta alla fine interessa veramente al giocatore?

La Redazione

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