Nell’operazione Beta dei carabinieri del Ros coinvolte anche due società del settore degli apparecchi da intrattenimento.
I carabinieri del Ros, con il supporto del Comando Provinciale Carabinieri di Messina, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dalla Procura della Repubblica di Messina.
Il provvedimento – che s’inquadra nella complessiva strategia di contrasto della Procura di Messina, colpisce assetti societari e beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa otto milioni di euro ed è stato notificato a tre uomini, tutti raggiunti nel luglio scorso dall’ordinanza di custodia cautelare Beta, a carico di 30 soggetti, gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti, esercizio abusivo dell’attività di giochi e scommesse, riciclaggio, reati in materia di armi ed altro.
Dalle attività svolte dai militari del Ros era emerso un grave quadro indiziario relativo all’operatività (mai documentata in precedenza) nel capoluogo peloritano di una cellula di cosa nostra catanese, diretta emanazione della più nota famiglia mafiosa dei Santapaola e sovraordinata rispetto ai clan che tradizionalmente operano nei quartieri cittadini. Al vertice del sodalizio, la figura di uno dei tre, che operava sotto la supervisione del padre, e con la collaborazione dei fratelli.
L’attività investigativa aveva tracciato l’esistenza di un’entità criminale ancorata alle tradizioni mafiose ma, al tempo stesso, capace di relazionarsi proficuamente con professionisti locali ed esponenti della amministrazioni locali, proiettando i propri interessi in diversi settori dell’imprenditoria, che aveva pesantemente infiltrato e finanziato.
Il sequestro rappresenta il naturale sviluppo di quell’attività investigativa, di cui richiama nella sostanza il compendio indiziario, con particolare riferimento all’appartenenza degli indagati a cosa nostra ed a numerosi episodi di trasferimento fraudolento delle quote societarie per sottrarle ad eventuali misure di prevenzione patrimoniali.
Esso colpisce quote imprese attive nei settori di maggiore interesse del sodalizio criminale, controllate – totalmente o pro quota – dagli indagati, perlopiù attraverso compiacenti “prestanome”, ed in particolare: sette società del settore immobiliare e dei lavori edili in genere, alcune delle quali interessate a rilevanti interventi di edilizia abitativa, pubblica e privata, nel capoluogo (riqualificazione di Fondo Fucile e realizzazione di un complesso immobiliare in zona Torrente Trapani); due società del settore degli apparecchi da intrattenimento, su cui si stanno concentrando gli interessi delle organizzazioni criminali a livello nazionale.
Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a circa 8 milioni di euro.
Novembre 8, 2017 Scritto da Redazione