Luca Cifone, consulente regione Lombardia e sviluppo gioco nord Italia di un noto allibratore operante sul territorio italiano.
Dopo inutili tentativi di dialogo con il Dott. Gori, Sindaco della città di Bergamo e altrettanto vane partecipazioni a consigli comunali diretti alla riflessione e al confronto, le risposte comunicatemi sono state del seguente tenore: “non lo consideriamo un nostro problema”.
Certamente non era un problema comunale creare disoccupazione in un settore quale è quello delle scommesse
sportive e sale slot perché unico aspetto rilevante -a parere della Giunta Comunale – è il contrasto del gioco d’azzardo.
Ed è per tale motivo, che dando seguito e continuità all’ordinanza del Sindaco di Bitonto Michele Abbaticchio, sono state emanate ed eseguite ordinanze limitative degli orari di gioco ed in particolare dalle 12.00-14.00 e dalle 19.00 alle 21.00.
Le ragioni del Sindaco Bergamasco erano legate alla necessità di riunione delle famiglie, presupponendo che in quelle fasce orarie i componenti di ogni famiglia fossero coinvolti in attività che li ricongiungesse.
Si ignora la possibilità concreta che, in realtà, il giocatore che non intende rinunciare al gioco, indipendentemente che torni a casa oppure no, avrà sempre lo smartphone o pc a disposizione per non parlare poi dei circuiti illegali.
A mio parere si dimentica che l’essere umano non ama le proibizioni perché è libero di determinarsi e fare le proprie scelte con i rischi che ne derivano.
Nessun beneficio rinviene dal limite orario in termine di controllo e prevenzione della ludopatia né tantomeno dalle distanze obbligate dai luoghi sensibili.
Il deterrente per un soggetto dipendente. Senza sostanza è l’aggregazione perché stare tra la gente e scontrarsi con il quotidiano gli consentirà di ricevere aiuto anche senza chiederlo; emarginarlo, significherebbe perderne completamente il controllo.
Il giocatore non coglie differenza di un posto rispetto a un altro e quel che è peggio è che la collocazione delle agenzie e delle sale gioco in zone periferiche sarebbe causa di totale alienazione.
Ma quale risoluzione allora per la dipendenza da gioco?
Certamente una soluzione che condivido è responsabilizzare i gestori, i titolari di agenzia e il personale addetto attraverso adeguati e seri corsi formativi ed informativi anche su necessarie sanzioni severe da applicarsi per mancata osservanza di regole.
È importante che intervengano professionisti che studino il problema sociale lasciando inalterato il mercato ricordando che non tutti i giocatori sono compulsivi e che trattasi di un settore che rappresenta pur sempre la terza industria maggiormente produttiva in termini di occupazione, volume d’affari e entrate erariali.
Ma il corso di formazione Non deve però concretizzarsi in una “tassa per l’ottenimento di un attestato” bensì in una organizzazione strutturata con l’ausilio di istituzioni e consulenti in grado di fornire una guida all’operatore del gioco.
La Redazione