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Roma: nella Capitale presto “cancellate” tutte le sale da gioco?

La Giunta-Raggi starebbe per varare delle normative che potrebbero quasi bandire del tutto il gaming dal suolo capitolino –

Mentre il Governo prova a risolvere il conflitto con Regioni e Comuni, e mette una nuova proposta sul tavolo che secondo gli annunci verrà firmata il 7 settembre, Roma Capitale studia un provvedimento che va nella direzione opposta e che potrebbe bandire le sale da gioco dalla città in breve tempo.

La Giunta comunale, infatti già nella primavera scorsa ha adottato un regolamento che prevede 2 distanziometri (350 metri all’interno dell’Anello Ferroviario, 500 metri nei quartieri periferici) e che per il momento si applica solo alle nuove installazioni.

Lo stesso regolamento, però, prescrive che entro ottobre venga adottato un secondo provvedimento, sostanzialmente per decidere la data a partire dalla quale anche le sale e le slot già installate dovranno rispettare le distanze minime.

Intanto, però, ad inizio agosto, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha presentato in Conferenza Unificata una nuova bozza di accordo: il Governo ha rinunciato al tetto massimo per i distanziometri, (in precedenza aveva proposto di fissarlo a 150 metri) alle liste ristrette di luoghi sensibili: Regioni e Comuni formalmente avranno carta bianca, dovranno però ripensare i regolamenti in modo da garantire la presenza in tutta Italia di 50mila sale.

«Se una Regione impedisse la distribuzione di quelle 50mila sale verrebbe meno all’impegno» aveva spiegato Baretta al termine dell’incontro.

«Dovrà insomma calibrare i distanziometri per redistribuire le sale che dovranno rimanere».

Chiaramente al momento c’è solo quella che Baretta definisce una «pre-intesa», ma se l’accordo venisse firmato, gli Enti Locali con ogni probabilità dovrebbero rimettere mano ai regolamenti adottati in questi anni.

E il caso di Roma diventa emblematico, non solo perché si tratta della Capitale, ma anche perché la normativa per le vecchie sale verrà varata un mese dopo (o giù di lì) il raggiungimento dell’intesa in Conferenza Unificata. È possibile, ovviamente, che il gioco venga del tutto bandito dal suolo capitolino: in tal senso l’agenzia stampa Agimeg ha provato a far luce sulla questione ponendo alcune domande a Sara Seccia, consigliera del Movimento 5 Stelle tra le più attive sul tema.

Il punto di partenza è una proiezione dei Monopoli di Stato, secondo cui un distanziometro di 300 metri e le sole scuole come luoghi sensibili bastano a mettere fuori legge il 62,6% delle sale, vale a dire quasi 2 punti gioco su 3.

Inutile ricordare che a Roma le misure sono ben più stringenti.

La Consigliera tuttavia si limita a spiegare che «in principio era stato previsto un distanziometro di 500 metri per tutto il territorio della Capitale, ma questa Amministrazione ha reputato di dover ridurre a 350 metri il distanziometro all’interno dell’anello ferroviario data la quantità (elevata, ndr) di luoghi sensibili».

E questo se da un lato sembra confermare che la Seccia non abbia un approccio proibizionistico, la Consigliera ha più volte ribadito di non demonizzare il gioco, lasciando credere che l’Amministrazione Capitolina non abbia condotto alcuno studio per capire che effetti avrebbe a Roma un distanziometro di 350 metri.

La Seccia però sottolinea che Roma Capitale non ha scelto «in modo arbitrario» quali centri inserire nella lista dei luoghi sensibili,

ma ha ripreso l’elenco contenuto nella Legge della Regione Lazio del 2013: «pertanto la lista “più estesa” di luoghi sensibili deriva da una legge gerarchicamente superiore».

Ora, non è stato ancora deciso quanto tempo concedere alle sale già attive: «Si tratterà solo di studiare il giusto limite temporale dal quale far decorrere gli effetti delle disposizioni (del Regolamento, ndr) onde non danneggiare investimenti già operati».

Ma, se da un lato venisse siglata l’ultima proposta Baretta, il Regolamento romano non venisse modificato, il risultato probabilmente sarebbe quello di relegare le sale gioco lungo i confini delle città, aumentando così il degrado di zone già fortemente disagiate: «La soluzione pensata è proprio quella di dilatare il margine del distanziometro sino a 500 metri (rispetto all’area interna all’anello ferroviario che ne prevede 350) proprio per fare fronte all’alto numero di sale slot e scommesse già presenti su quei territori», conclude Sara Seccia.

Riceviamo da: Scommessa TS e pubblichiamo (di Gioel Rigido)

Lo Staff: CifoneNews

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