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“Questo” su cui si interroga l’Europa, con tutti i suoi Paesi, è l’ormai famigerato Decreto Dignità e particolarmente ciò che lo stesso contiene in relazione al divieto alla pubblicità dei giochi: ebbene, sembra impossibile ma è proprio così, gli addetti ai lavori del planetario comparto del gaming si domanda come sia mai stato possibile veder approvato un simile decreto di divieto totale di ogni forma di pubblicità del gioco con vincita in danaro. Pubblicità diretta ed indiretta, sponsorizzazioni comprese: sperando solo che sia solo un chiacchiericcio e non una presa in giro dell’italica politica che ha deciso un simile percorso proibizionistico!

Purtroppo, “questo” succede veramente e viene messo in campo per difendere quella parte di giocatori con problemi di dipendenza od a rischio dell’abuso del gioco d’azzardo con le sue derive. Un provvedimento non studiato per tutti, quindi, ma per salvare la dignità di coloro che vengono “irretiti” dal gioco problematico, mentre per gli altri giocatori che per fortuna sono la stragrande maggioranza e sono o giocatori occasionali o completamente disinteressati, nulla cambia in alcun modo. Ed ancora, ad oggi, ci si domanda come “questo” sia stato possibile: ma l’unica persona che può dare una realistica risposta è il vice Premier Luigi Di Maio al quale il Decreto Dignità è tanto caro e dal quale, evidentemente, ha tratto grande soddisfazione personale (ed anche il suo Movimento).

Non solo in Italia coloro che seguono il gioco d’azzardo sono “basiti” relativamente all’atteggiamento del Governo, ma anche all’estero si sta avendo la stessa reazione: solo che là (all’estero) “questo” risulta ancora più assurdo ed incomprensibile, considerando che la “voce” di un decreto di divieto era già circolata, ma si pensava fosse la “solita trovata all’italiana” e nessuno si immaginava che si tramutasse in una tragica realtà. Appariva un annuncio di pura propaganda elettorale, così come altrettanto di “propaganda” sembravano gli altri annunci sterili che promettevano in modo stentoreo l’abolizione totale di ogni forma di gioco d’azzardo e la cancellazione dell’intero comparto.

Forse, ci si aspettava un passo indietro per la pubblicità, ma non è accaduto ed il Governo sembra intenzionato ad andare fino in fondo, non curandosi di qualsivoglia conseguenza, per negativa che possa essere. E non solo: ad aggravare questa situazione di “divieto assoluto” il Governo ha voluto “rincarare la dose” aumentando persino la tassazione già spaventosamente alta sugli apparecchi da intrattenimento, rendendo la situazione ancora più insostenibile per la filiera del gioco.Onestamente, sembra di vivere in un incubo, ed uno dei peggiori anche: l’operatore del gioco, infatti, è già alle prese con lo smantellamento del mercato a causa delle Leggi Regionali che proseguono in modo incontrastato nonostante le stesse ordinanze e le stesse norme che si impongono siano in netto contrasto con i principi giuridici di base che disciplinano il comparto e, particolarmente, con la “riserva di Legge” che non ammetterebbe norme collaterali.

Ma ci si trova in Italia che, purtroppo, è questa ed è ciò che si può rispondere alle richieste di spiegazione da parte degli operatori esteri: quello che è più grave, in ogni caso, è che “questo divieto” non è certo destinato, come problema, ad essere risolto con poche parole anche perché ne sono già state pronunciate tantissime e l’argomento sta tenendo veramente banco su tanti fronti. Ma anche all’esterno del nostro Paese questa tematica provocherà parecchio disquisire, considerando che questo percorso governativo rischia veramente di far vacillare ogni certezza rispetto alla regolamentazione dei giochi. E proprio in una settimana dove gli operatori ed i regolatori si ritrovano per iGb Live, nuovo evento ad Amsterdam, per parlare della cooperazione tra Stati Membri per migliorare le azioni che regolamentano i rispettivi mercati. E proprio dove l’Italia stavolta risulterà “assente”, ma quanto mai giustificata in questa occasione, visto il momento quanto meno “particolare” che i giochi ed il suo regolatore stanno attraversando. Ma con l’attualità del mondo del gioco pubblico italico cosa si potrebbe andare a dire agli operatori internazionali ed ai regolatori degli altri Paesi?

Ma, sopratutto, come continuare a sostenere, pensiero peraltro ancora attuale per il Resto del Mondo ed oggetto di profondo interesse, che il modello italiano di regolamentazione del gioco pubblico rappresenta quello da seguire? Oggi, sinceramente “la si vede alquanto dura sostenere questo concetto” ed è anche dura solo il pensarlo! Però, i fatti parlano chiaro a favore del mantenimento dell’italico sistema per il gioco pubblico: ma il messaggio non arriva né ai cittadini, né tanto meno alla politica sempre più distante dal resto del Paese e dai suoi cittadini. Popolazione che ancora non si rende bene conto cosa vorranno fare e dove vorranno giungere i due schieramenti “destinati” a governare questa Italia che, senza ombra di dubbio, ha problemi più pressanti ed importanti del gioco pubblico, quali per esempio la disoccupazione. Schieramenti che sembrano essersi “intestarditi” nel risolvere i problemi del mondo del gioco… proibendolo e vietandone la pubblicità.

É fin troppo chiaro che il divieto alla pubblicità del gioco sarà un argomento di cui ci si occuperà ad Amsterdam con gli investitori esteri che sono attivi nel nostro Paese, oppure con l’intenzione di entrare nel nostro mercato: dovranno decidere se continuare con i piani e gli investimenti previsti nei prossimi mesi o nei prossimi anni, oppure guardare altrove: e la seconda ipotesi è quella che ovviamente dovrebbe fare più paura, anche se purtroppo è la più realistica. Dopo anni di convegni e di meeting internazionali che hanno esaltato il nostro sistema di controllo del mercato, ci si ritrova oggi ad essere la Cenerentola d’Europa: bella come non mai, ma altrettanto sventurata. Ed apparentemente non sarà una storia a lieto fine, purtroppo.

La Redazione

 

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