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Fermate 68 persone: l’inchiesta ha riguardato i rapporti tra la cosca Arena e la gestione del centro migranti di Crotone oltre agli affari del gioco

Blitz di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza che hanno smantellato la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto con il fermo di 68 persone disposto dalla Dda di Catanzaro nell’ambito di un blitz denominato Jonny. Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dalla modalità mafiose.

La cosca controllava a fini di lucro la gestione del centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto (Crotone). Secondo le indagini, oltre alle tradizionali dinamiche criminali legate alle estorsioni esercitate in maniera capillare sul territorio catanzarese e crotonese, controllava anche il centro oltre a coltivare ingenti interessi nelle attività legate al gioco ed alle scommesse.

La famiglia Arena, infatti, tra i tanti interessi, aveva anche quello per la raccolta delle scommesse on line ed il noleggio degli apparecchi da intrattenimento. Settore nel quale, a Crotone e nel suo hinterland, aveva assunto una «posizione dominante” avvalendosi del potere di intimidazione che consentiva al clan di conseguire enormi profitti alterando gli equilibri concorrenziali e determinato la concentrazione della raccolta del gioco nelle mani del crimine organizzato, precludendo l’accesso ad altri operatori commerciali. É quanto emerso dall’inchiesta Jonny.

Dall’indagine, curata dalla Guardia di finanza, è emerso che la società bookmaker Centurion Bet Ltd, attiva nel settore delle scommesse, operativa in Italia con oltre 500 agenzie e ramificata in tutto il mondo, avrebbe messo a disposizione, tramite un barese, Francesco Martiradonna, i propri circuiti di gioco on line, alla società Kroton games, operante nella provincia di Crotone ed espressione commerciale della cosca Arena, determinando volumi di fatturato, sottratti al fisco, per decine di milioni di euro.

L’organizzazione criminale attiva a Crotone «aveva la possibilità di utilizzare la piattaforma di gioco di un operatore maltese per bypassare e aggirare le regole dello Stato, muovendo notevoli somme di denaro, come hanno rivelato gli accertamenti bancari, violando la normativa sul prelievo erariale, grazie anche alla presenza di totem dislocati sul territorio», ha detto il comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Pantaleo Cozzoli, che si è occupato degli interessi nel gaming dell’Operazione Jonny.

«La loro attività nel settore gioco era concentrata a Crotone e provincia – dice ancora l’ufficiale – erano riusciti a imporre un sistema quasi monopolistico, che garantiva lauti guadagni: in 17 mesi il profitto totalmente in nero è stato di 1,3 milioni di euro”. Non solo le scommesse dirottate all’estero, ma anche una rete di “totem e slot al di fuori del circuito legale, o comunque che erano in grado di staccarsi dal controllo statale – dice ancora Cozzoli – Sono ancora in corso le verbalizzazioni per procedere alle sanzioni amministrative. Di sicuro l’attività garantiva fiumi di denaro, in una sola cassetta di sicurezza abbiamo trovato contanti per oltre 150mila euro, complessivamente i beni sequestrati sono di oltre 12 milioni compresi i beni immobili».

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