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L’Unione Italiana Sport per tutti, nel corso del Festival Nazionale del gioco e delle tradizioni svoltosi a Orvieto, ha tracciato un quadro sulle linee guida da seguire per rendere il prezioso servizio sempre più funzionale. Durante il convegno “L’azzardo non è un gioco”, ospitato nel convegno, ha fatto la sua comparsa il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta.

Funzione dell’Unione negli anni

La prerogativa principale dell’Uisp ha da sempre visto la precisa collocazione del concetto stesso del gioco d’azzardo, da distinguersi fortemente dallo sport. Mettere in chiaro le deleterie conseguenze del gioco, in pericolosa ascesa, deve diventare una priorità a difesa dell’individuo, del suo rispetto. Rimarcare l’indiscutibile valenza della sola fortuna e non dell’abilità, è una iniziale mossa positiva per sottrarre al vizio numerosi soggetti cosiddetti “deboli”, giovani e anziani. Il gioco deve essere privo di promesse illusorie, solo la sorte ha valore e può determinare vincite o, spesso, perdite. I 24mila soggetti sofferenti del Disturbo del gioco d’azzardo, oltreché un corposo peso economico, costituiscono la dispersione  di risorse umane e sociali. Le 184 strutture nell’ambito del Servizio sanitario nazionale e le 95 in quello privato, sono la testimonianza della pesante incidenza della patologia nel territorio. A fianco delle specifiche attività poste in essere da questi enti, diventa determinante la funzione svolta dalla Uisp in tema di divulgazione  e promozione di attività lecite. La campagna nazionale “Mettiamoci in gioco” è un esempio lampante messo in campo per sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sui rischi e gli effetti, sanitari, umani, economici, derivanti dal gioco d’azzardo.

Funzione dell’Unione ora

Al primo posto la promozione di campagne d’informazione che facciano chiarezza e definiscano senza possibilità di fraintendimento il concetto di gioco e sport. Lo sport può, deve essere gioco, non però se associato alle  slot machine o apparecchiature simili, statiche, opprimenti, fonte di disagio e indolenza. Quella che deve emergere è una nuova cultura, l’uomo diventa protagonista nel relazionarsi con gli altri nel corso della propria esistenza, rifiutando le tentazioni provenienti da apparecchi luccicanti all’interno di ambienti artificiali e disumanizzanti. Deve poi seguire la capillare e costante formazione di personale adeguato sul territorio e la promozione dei valori del gioco nelle scuole e centri di aggregazione, privilegiando gli aspetti ludici e contrastando doping e tutto ciò che è sommerso. Auspicabile altresì l’intervento del Coni nel riconoscere gli esercizi che incoraggiano gli aspetti educativi e non solo quelli prettamente agonistici.

Segnali da Orvieto, insegnamenti del Convegno

Come accennato in precedenza, bene augurante e significativa la presenza di Pierpaolo Baretta, sottosegretario al ministero dell’Economia con la delega al gioco. La vicinanza e impegno del Governo non può che dare forza ai spesso vani tentativi di contrastare il fenomeno del gioco illegale. La sinergia fra enti interessati, nei settori del controllo e del sociale per esempio, può diventare risolutiva nelle realtà territoriali troppo  sovente lasciate in balia di sé stesse.  In occasione del convegno di Orvieto, proprio la campagna portata avanti dalla Regione Umbria ha visto un sostanziale incremento delle attività di prevenzione, contrasto e comunicazione. Il numero verde dedicato può rappresentare una valida ancora di sostegno per  fasce di cittadinanza facilmente oggetto di dipendenza patologica.

Scritto da:Giancarlo Portigliatti

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