“È una manovra, quella che viene proposta all’attenzione del Parlamento, tutta tasse e burocrazia”. E’ quanto ha dichiarato in Aula alla Camera l’onorevole di Fratelli d’Italia Emanuele Prisco, aggiungendo: “Si tartassano, perché si trattano come evasori, i lavoratori professionisti, i commercianti, gli artigiani, le piccole imprese, come se fossero i nemici del popolo da colpire, mentre nulla si fa nei confronti dei veri evasori e, quindi, delle grandi banche, delle grandi multinazionali, del gioco d’azzardo e della criminalità organizzata”.
Eppure per mesi il vice premier Di Maio e i colleghi cinquestelle hanno ribadito come questa manovra tassasse solo le grandi lobby, quelle dell’azzardo in primis, le banche, le multinazionali del pretolio. All’indomani dell’approdo a Bruxelles del testo economico- finanziario, Di Maio dichiarava (http://cifonenews.comma3.com/di-maio-per-anni-si-sono-pagati-i-favori-alle-solite-lobby-del-gioco-dazzardo-e-non-solo-e-arrivato-il-momento-di-riprenderci-quei-soldi/): “E’ una manovra che ripaga il popolo di tante ruberie. Per anni alle vostre spalle e con i vostri soldi sono stati comprati gli Air Force Renzi, le auto blu inutili. Si sono pagati i vitalizi alla Camera e al Senato, si sono pagati i favori alle solite lobby del gioco d’azzardo e non solo, alle lobby del petrolio e del carbone. E’ arrivato il momento di riprenderci quei soldi”. Lo stesso vicepremier a Radio radicale commentava: “Abbiamo portato a casa la manovra del popolo, si va avanti così più determinati di prima, adesso può partire una seria e sana interlocuzione con la commissione europea per arrivare a un buon esito. Questa legge di bilancio è equilibrata e non fa niente di strano rispetto ad altri governi che in passato hanno fatto il 2,5 o altro. […] Il 2,4% di deficit nel 2019 “non è una contrapposizione ai mercati o a Bruxelles ma mettere al centro le persone”.
Ma per l’onorevole Prisco non ci sarebbe nulla di vero. E incalza: “L’Italia, su 14 miliardi di deficit, investe lo 0,7 in infrastrutture, praticamente niente, praticamente neanche quello che sarebbe sufficiente per terminare il MoSE a Venezia”.
La Redazione