Lo hanno accolto con un applauso all’esterno del palazzo di giustizia di via Dioguardi, il professore Luciano Canfora rinviato a giudizio dalla Procura di Bari per diffamazione aggravata nei confronti della premier Giorgia Meloni. La richiesta del procuratore aggiungo Giuseppe Maralfa e del sostituto Giuseppe Dentamaro è arrivata al termine dell’udienza predibattimentale svoltasi questa mattina in Tribunale, a Bari, dopo che la stessa Procura aveva citato in giudizio il docente emerito dell’Università di Bari. I fatti risalgono all’11 aprile 2022, quando Meloni era parlamentare dell’opposizione. Canfora, invitato a parlare nel liceo scientifico ‘Enrico Fermi’ di Bari nell’ambito di un incontro sul conflitto russo-ucraino, definì Meloni “neonazista nell’anima”, “una poveretta”, “una mentecatta pericolosissima”. La leader di Fratelli d’Italia querelò Canfora, e nei confronti del professore la Procura di Bari ha chiesto la citazione diretta in giudizio.
La difesa di Canfora, rappresentata dall’avvocato penalista Michele Laforgia, ha invece chiesto il proscioglimento dell’imputato “perchè il fatto non sussiste, o perché non costituisce reato, o perché comunque non punibile per esercizio del diritto di critica politica”, ha spiegato il legale. La presidente del Consiglio si è costituita parte civile ma non ha finora chiesto il risarcimento del danno. La giudice Antonietta Guerra si è riservata e scioglierà la riserva alle 14.20.
Intanto circa trenta associazioni e organizzazioni, oltre duecentocinquanta cittadini e cittadine, hanno firmato un appello di solidarietà nei confronti del docente universitario, storico molto apprezzato. Tra queste i sei comitati provinciali dell’Anpi pugliese, l’Arci Puglia e Bari-Bat, la Cgil Puglia e Camera del Lavoro metropolitana di Bari, Libera Puglia, la Fondazione Giuseppe Di Vagno, partiti politici e associazioni politico-culturali, le organizzazioni studentesche riunite a livello regionale nella Rete della Conoscenza.
La Redazione