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Minenna, revocati gli arresti domiciliari. Ora rischia un altro processo per minacce e calunnia

Il Tribunale del riesame di Bologna ha revocato la misura cautelare dopo l’interrogatorio di garanzia a  Marcello Minenna, ex direttore dell’agenzia delle dogane, già’ assessore della Regione Calabria e al bilancio della giunta Raggi a Roma. Minenna è accusato di corruzione dalla procura di Forlì, nell’ambito dell’indagine su una maxi truffa delle mascherine provenienti dalla Cina, senza certificazioni sanitarie. Fatti risalenti ai primissimi giorni del Covid. 
Il 28 giugno l’ex direttore ADM nell’interrogatorio di garanzia aveva respinto ogni accusa. Per gli avvocati difensori sarebbe evidente l’insussistenza del reato e la mancata esigenza degli arresti domiciliari, per questo avevano chiesto al Tribunale del Riesame l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare. Nei giorni scorsi il tribunale ha accolto la richiesta dei legali. Nei confronti del leghista Gianluca Pini, che era in carcere dallo scorso 22 giugno, anch’egli coinvolto nell’inchiesta, il riesame ha invece disposto la misura attenuata degli arresti domiciliari.
Tornano in libertà, anche se restano indagati, un dipendente della Ausl Romagna, un funzionario della prefettura di Ravenna, anche loro coinvolti nell’inchiesta sulla maxi-truffa. Entro 45 giorni il Tribunale del Riesame di Bologna renderà note le motivazioni.  

Tuttavia la posizione giudiziaria e pubblica di Marcello Minenna è sempre più pesante. Lo riferisce “Il Domani”. “Minenna – scrive il quotidiano diretto da Stefano Feltri – è indagato per minaccia e per calunnia per fatti legati al suo ruolo all’Agenzia delle Dogane, perché secondo l’ipotesi accusatoria avrebbe minacciato  un dipendente, Miguel Martina, per fargli rivelare notizie coperte da segreto istruttorio e atti coperti da indagine”. Dall’atto dei pm della Capitale emerge che Minenna è accusato dei reati di violenza, minaccia e calunnia con atto emesso il 31 gennaio scorso in cui risultano persone offese due dirigenti dell’Agenzia delle Dogane. “Reati – sottolinea il gip – che rappresentano espressione chiara della personalità criminale dell’indagato il quale non ha esitato a commettere anche reati al fine di rimuovere ogni funzionario dell’Agenzia delle Dogane che intendesse contrastare la propria gestione padronale di siffatta Istituzione”. 

La Redazione

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