Lunga agonia per gli 86 dipendenti in esubero del Comune di Campione. A marzo il Tar Lazio aveva sospeso il loro licenziamento arrivato dopo il fallimento della casa da gioco che ha coinvolto inevitabilmente l’intera enclave italiana in terra svizzera. Ad oggi però il Consiglio di Stato ribalta l’ordinanza della Sezione prima del Tar riattivando il licenziamento degli 86 dipendenti e “scongela” il provvedimento con cui il Comune aveva messo in mobilità il personale. La Quinta sezione del CdS spiega che nel “bilanciamento degli opposti interessi, proprio della fase cautelare, occorre dare prevalenza a quello pubblico alla migliore gestione delle risorse economiche nell’interesse della collettività, a fronte della mera attivazione della procedura di mobilità a carico del personale in eccedenza”. E mentre il Tar nell’ordinanza di marzo ricordava che “il decreto fiscale dello scorso dicembre contiene infatti una norma per il rilancio di Campione d’Italia, che ha previsto la nomina di un Commissario straordinario al fine di elaborare un programma di risanamento del gestore della casa da gioco del citato Comune, ovvero di valutare la sussistenza delle condizioni per l’individuazione di un nuovo soggetto giuridico per la gestione della casa da gioco, al cui controllo era in parte deputato il personale che risulterebbe in eccedenza”. Il giudice supremo ha sottolineato come l’iter di risanamento del Comune e commissariamento del casinò non valgono da sole a scongiurare i licenziamenti: “non sono, di per sé, in grado di elidere l’obbligo di adottare, in relazione al dichiarato dissesto, le necessarie misure macroorganizzative, in punto di rideterminazione della pianta organica e di individuazione delle eccedenze di personale”. La questione torna adesso al Tar Lazio per l’udienza di merito, al momento fissata al 19 novembre.
La Redazione