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Confesercenti: “Le imprese hanno voglia di ripartire!”

Non tutte le aziende hanno aperto oggi, 4 maggio, inizio della fase 2 nel post coronavirus. Tante continuano a rimanere chiuse. “Le imprese hanno voglia di ripartire! La voglia di ripartire è più forte del timore di non ricevere gli aiuti attesi”. E’ quanto ha dichiarato Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, aggiungendo: “E’ stato sufficiente dare la possibilità a bar e ristoranti di lavorare per asporto che le città si stanno accendendo. Ma bisogna fare di più per loro. A partire dall’attuazione delle misure di sostegno: quelle promesse lo scorso marzo e non ancora arrivate; quelle del decreto di aprile, che a maggio non si sono ancora viste. Non hanno bisogno di crediti incerti, bensì della certezza di un rimborso a fondo perduto proporzionato alle perdite subite. La ripartenza – continua De Luise di Confesercenti – può essere l’occasione per una modernizzazione del paese. Due proposte, allora. La prima: usciamo dalla stramba idea della ‘lotteria dello scontrino’ e offriamo incentivi alle imprese per metterle nelle condizioni di adottare su scala massiva i sistemi di pagamento elettronico, che riducono i rischi di contagio. La seconda: sosteniamo le imprese nell’organizzare l’economia della distanza. L’afflusso agli esercizi dovrà restare a lungo contingentato. Serve un sistema di prenotazioni: dotiamo allora gli enti locali di risorse finanziarie con cui promuovere la creazione di reti commerciali di prossimità, centrate sull’utilizzo di piattaforme digitali che garantiscano la fruizione in sicurezza dei servizi e invertano in questo modo la tendenza alla desertificazione delle nostre città”.

Secondo quanto calcolato da Confesercenti rimarrebbero chiuse ancora quasi 140 mila imprese del commercio ambulante, 120mila negozi di moda e calzature, ambulanti che non vendono alimentari o prodotti per la casa, gli oltre 28mila specializzati in mobili, arredamento per la casa, più di 13mila attive nella vendita di giochi, articoli per sport e campeggio, oltre 2.600 campeggi e villaggi turistici a cui si sommano oltre 100 mila altri negozi di tipologia varia. Bloccato anche il mondo dei servizi alla persona e del benessere: circa 30.000 tra parrucchieri, barbieri, estetisti, make up artists, etc.. A questi si aggiungono inoltre le attività parzialmente chiuse: nonostante il via all’asporto, circa 175 mila attività di somministrazione rimarranno ferme, così come le oltre 8 mila imprese di commercio su area pubblica di prodotti alimentari non attive all’interno di un mercato. Ferme de facto, per mancanza di attività, anche le 33 mila imprese della ricettività alberghiera, le oltre 180 mila dell’extralberghiero, dai B&B alle case vacanze e agli ostelli, le oltre 12 mila agenzie di viaggio e circa 230 mila agenti di commercio.

La Redazione

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