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D’Attis (Forza Italia): “Aiuti immediati al settore giochi”

Approderà domani in Consiglio dei ministri il decreto Ristori bis che stanzierà nuovi aiuti per commercianti, ristoratori, partite Iva, modulandoli in base alla geografia delle restrizioni previste dal nuovo Dpcm. Indennizzi che, nel caso dei bar e ristoranti che saranno costretti a chiudere nelle zone rosse, potrebbero arrivare al 200% dei rimborsi già erogati con il dl Rilancio. E per gli addetti al settore gioco? L’onorevole forzista, Mauro D’Attis, chiede ristori tempestivi per le attività di gioco chiuse dal dpcm (per tutti i codici Ateco relativi al settore). “Il dpcm del 24 ottobre e, ancor prima, i provvedimenti di alcuni presidenti di Regione avevano imposto la chiusura delle sale giochi, scommesse, casinò e bingo, pur lasciando aperte molte altre attività: è stata una decisione carica di pregiudizio. Oltre al danno, la beffa: nel decreto Ristori, il Governo ha anche dimenticato di inserire alcuni codici Ateco, relativi proprio alle attività che sono state chiuse dal dpcm e che, a causa di questa svista, non hanno diritto al ristoro”. E ancora aggiunge D’Attis ad AgiproNews “il settore dei giochi ha diversi codici Ateco e, nei ristori, vanno considerati tutti. Gli aiuti devono essere immediati. L’indennizzo deve riguardare ovviamente i lavoratori – che vanno inseriti nella cassa integrazione – ma anche gli esercenti e i concessionari. Questi ultimi hanno investito acquistando una concessione, pagando un canone basato su un determinato volume d’affari che, ovviamente, non è lo stesso di quando c’è stata la gara per l’assegnazione delle concessioni, mentre gli esercenti – oltre alle spese fisse – hanno dovuto investire nei dispositivi anti-Covid, come tutti gli altri commercianti. Aspettiamo la risposta del Governo all’interpellanza che abbiamo depositato – ha concluso D’Attis – per sapere quali siano le ragioni specifiche di sicurezza sanitaria riguardanti le attività di gioco o le risultanze scientifiche che hanno indotto il Governo a sospendere queste attività in modo difforme e più restrittivo rispetto ad altri pubblici esercizi”.

La Redazione

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