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Ippica. Umbria, l’allevatore Carfagna: “Così non riusciamo più ad andare avanti”

“Così non riusciamo più ad andare avanti, tanti sono gli ostacoli che si frappongono al mantenimento e sviluppo di un settore, quello allevatoriale dei cavalli da trotto e galoppo, che in Italia rappresenta la storia e la tradizione gloriosa e dà lavoro a tante famiglie”. E’ il grido d’allarme a Teleambiente di Sergio Carfagna, 67 anni, allevatore di cavalli, titolare di una scuderia in Umbria, ad Assisi, proprietario dello stallone Iglesias, della campionessa Irina e di Via Lattea, la cavallina bianca unica nel suo genere che ha stupito il mondo.

“Premi delle corse troppo bassi – ha spiegato – e relativi pagamenti dopo mesi rispetto ai giorni e alle settimane degli ippodromi di Francia ed Inghilterra, spese di gestione alle stelle per i prezzi di fieno, mangimi, medicinali, dipendenti e burocrazia, tasse comprese: non ce la facciamo più. Se si va avanti di questo passo senza nessun intervento strutturale concreto sulla filiera si rischia, io per primo e credo tanti altri che sento in giro, di chiudere i battenti e magari, chi ancora può, per vivere, riconvertirà l’attività”.

Però – ha continuato Carfagna – vorremmo evitare tutto questo perché la passione per l’attività allevatoriale, l’amore per i cavalli, per le corse, ci spinge ancora forse per poco ad andare avanti e sperare che in fondo al tunnel si intraveda un po’ di luce”.

Sergio si rivolge al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida e al sottosegretario con delega all’ippica, Patrizio Giacomo La Pietra. “Non abbandonateci. L’ ippica e il mondo allevatoriale meritano rispetto ed attenzione come tutte le altre attività: le nostre famiglie si mantengono con il duro lavoro e sacrifici, tutti i giorni feste comprese: dalle 5 di mattina al pomeriggio inoltrato, non conosce soste”.

L’azienda di Carfagna di 17 ettari, è in località San Vetturino ai piedi della Basilica di San Francesco.nAd oggi nel suo allevamento stazionano venti fattrici, fra cui la pluridecorata Irina.
La situazione per lui e per il comparto, è diventata insostenibile.

“Quello che ancora ci tiene in vita, parlo sempre a titolo personale – ha continuato l’allevatore – ma credo di rappresentare tanti colleghi, è l’amore viscerale per i cavalli, quello è il punto di partenza per fare bene questo mestiere. In Umbria come in Italia – ha ricordato – ci sono allevamenti di rango internazionale di galoppo e trotto, professionisti, veterinari, imprese e tutto un indotto collegato al mondo dei cavalli, dietro i quali ci sono le famiglie che vogliono ripartire e attendono dal governo e da chi può decidere attenzione e aiuti”.

La Redazione

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