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Report Cgia Mestre ‘Il gioco legale in Piemonte’: persi 2300 posti di lavoro

Quali effetti ha prodotto la legge regionale sul gioco in Piemonte a tre anni dall’entrata in vigore? Se n’è discusso nella presentazione dello Studio Cgia Mestre ‘Il Gioco legale in Piemonte’. I dati non sarebbero dei migliori e i ricercatori Andrea Vavolo e Daniele Nicolai lanciano un grido d’allarme sui fronti occupazione, legalità ed erariale fortemente stressati dal doppio lockdown. “Gli imprenditori del gioco lecito piemontesi che si trovano a una distanza dai luoghi sensibili inferiore a 500 metri nei comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti o a 300 metri per quelli sino a 5.000 – spiegano Vavolo e Nicolai – si sono trovati nelle condizioni di dover decidere tra lo spostamento delle Awp/Vlt o la loro dismissione. Per molte sale da gioco, l’alternativa è tra lo spostamento e la cessazione dell’attività”.

Nonostante il distanziometro previsto dalla Legge regionale, nel triennio 2016-2019, la raccolta in Piemonte è aumentata di 460 milioni di euro (+7%). Inoltre, i dati relativi ai controlli della GDF sul gioco evidenziano un aumento delle irregolarità riscontrate e un aumento esponenziale dell’imposta evasa che è passata da 477 mila euro del 2016 a oltre 4,5 milioni di euro nel 2018. La riduzione del numero degli apparecchi da intrattenimento stabilita dalle norme nazionali, unita all’inasprimento delle limitazioni di distanze da luoghi sensibili e degli orari di gioco da parte di norme regionali e locali, ha determinato una contrazione del mercato e un probabile incremento dei fenomeni illegali.  Sulla base dei dati attualmente disponibili, “che riteniamo si riferiscono prevalentemente all’impatto della prima applicazione del distanziometro emerge una fortissima riduzione sia degli esercizi generalisti che ospitano le Awp che degli stessi apparecchi da gioco, una conseguente pesante perdita di almeno 1.700 posti di lavoro e di gettito per l’erario”.
Ma “la raccolta, nonostante le norme particolarmente restrittive per il gioco lecito, ha continuato ad aumentare distribuendosi tra le diverse tipologie di gioco, per cui considerando anche il gioco on-line, si può affermare che rispetto al 2016, la raccolta nel 2019 è aumentata. Vi sono forti indizi che testimoniano per una ripresa del gioco illegale”
Inoltre, nel periodo 2019 – 2016 si è avuto un pesante ridimensionamento del settore. “Nel 2016, il margine della filiera era in grado di sostenere 4.800 addetti, successivamente a causa dei continui e incessanti incrementi di tassazione, le risorse economiche del settore si sono ridotte in maniera rilevante tali da determinare una riduzione di circa 600 addetti; infine il distanziometro ha determinato una ulteriore rilevante perdita di 1.700 occupati. Complessivamente sono andati persi 2.300 posti di lavoro, determinando l’assetto del settore a fine 2019 che si stima risultasse pari a circa 2.550. Attualmente, secondo il report della Cgia Mestre, le sale da gioco piemontesi sono circa 760, nei loro locali vi sono 8.378 Awp e 4.635 Vlt, che realizzano un margine economico in grado di sostenere 1.360 occupati. Se consideriamo tutti coloro i quali lavorano nelle sale da gioco occupandosi anche di altre tipologie di gioco, possiamo ipotizzare una platea di circa 1.800 lavoratori.
I due ricercatori Vavolo e Nicolai sottolineano però che “l’applicazione del distanziometro potrebbe seriamente mettere a rischio la sopravvivenza di molte attività che si trovano a non poter rispettare le distanze da uno degli innumerevoli luoghi sensibili. L’alternativa di spostare l’attività incontra enormi difficoltà tali da essere una opportunità solo teorica (difficoltà di trovare un locale con i requisiti normativi e di spazi che rispetti il distanziometro, necessità di disporre di capitali per effettuare lo spostamento e sopportare lo sviamento della clientela, le difficoltà che si trovano nel trovare credito da parte delle banche)”.

A questa situazione si aggiunge, ovviamente e ultima solo in ordine espositivo, l’emergenza Covid.
“La grave emergenza sanitaria e i conseguenti provvedimenti di contenimento, hanno
determinato una grave e generalizzata crisi economica. Il settore del gioco lecito, già provato dai continui e incessanti inasprimenti fiscali, da norme restrittive a livello locale, è tra quelli per i quali prevedono i più lunghi periodi di sospensione”, sottolineano in conclusione i due ricercatori. “Nel 2020 il fatturato degli operatori si fortemente ridotto, mentre sono numerosi i fattori di criticità che ne mettono a forte rischio la continuazione dell’attività: forte incertezza per il futuro, legata non solo (come per tutti gli operatori) alla situazione economica, ma anche ai provvedimenti regionali che li costringono a chiudere nel momento in cui non rispettano le distanze da luoghi sensibili; l’impossibilità di coprire i costi fissi, data la contrazione del fatturato senza precedenti; l’obbligo di investire nella propria azienda considerato che gli apparecchi devono essere adeguati alle variazioni del Preu e del payout, e la difficoltà di ottenere finanziamenti dagli Istituti di Credito. In tale situazione il rischio è che le imprese, che fino a questo momento hanno resistito, decidano di cessare la propria attività”.

La Redazione

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