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Stati Uniti, ippica in crisi con sempre meno seguito. Dal 2000 chiusi oltre 40 ippodromi

Quale sarà il futuro dell’ippica negli Stati Uniti? Se lo chiedono esperti e giornalisti del settore di tutto il mondo. E non sono solo le proteste degli animalisti nelle ultime settimane per la moria di cavalli nel Kentucky Derby a preoccupare ma, secondo Il Post, negli Stati Uniti l’ippica ha anzitutto un problema di seguito: dal 2000 hanno chiuso oltre quaranta ippodromi e la maggior parte di quelli aperti ospita sempre meno gare, che si tengono davanti a sempre meno spettatori. “Tribune fatte per poter ospitare migliaia di persone ne ospitano poche decine” scrive l’Economist.

Le cause sono diverse: da una parte c’è una generale disaffezione per l’ippica, anche in conseguenza degli infortuni ai cavalli e delle notizie sul doping; dall’altra c’è il fatto che negli ultimi anni le scommesse si sono allargate a sport e attività di ogni tipo, riducendo di conseguenza il giro d’affari riservato all’ippica, che un tempo, almeno in parte degli Stati Uniti, era l’unica attività su cui era consentito scommettere. Queste due cause hanno inoltre a che fare l’una con l’altra, perché i molti casi di doping hanno “allertato” anche gli scommettitori. Si ritiene inoltre che il doping si sia diffuso proprio perché, pur in uno sport con un grande giro d’affari in gran parte dovuto alle scommesse, negli Stati Uniti i controlli sui cavalli sono stati a lungo scarsi e inefficaci. Come ha scritto il Wall Street Journal, per decenni c’è stato “un labirinto di regole diverse da uno Stato all’altro” e “l’assenza di un’unica autorità nazionale ha reso difficile imporre delle riforme”. Negli ultimi anni qualcosa si è mosso, grazie alla creazione dell’HISA (Horseracing Integrity and Safety Authority), un ente federale creato proprio per uniformare le regole, ma la strada da fare è ancora molta; non esiste, ad esempio, un’associazione che gestisca e regoli tutti gli eventi dell’ippica statunitense.

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