“Sostenere il percorso europeo dell’Ucraina è una priorità strategica di ogni organismo statale, inclusa la Commissione di regolamentazione del gioco d’azzardo e delle lotterie”. E’ quanto dichiara in una nota l’autorità ucraina.
Da parte sua, fa sapere il KRAIL, attua una serie di interventi che promuovono e approfondiscono lo sviluppo dell’integrazione europea, che comprendono:
- la cooperazione internazionale con organismi di regolamentazione europei e associazioni europee internazionali;
- il rispetto dei requisiti generali nelle attività di regolamentazione relative al rispetto degli obblighi internazionali dell’Ucraina nel campo dell’integrazione europea e del diritto dell’Unione europea (https://www.jamma.tv/politica/ucraina-la-commissione-ucraina-per-il-gioco-dazzardo-sostiene-ladesione-allunione-europea-298786).
Intanto l’Ucraina è imbrigliata nei suoi limiti. Il primo è quello della democrazia. Già prima dell’invasione, il Parlamento europeo aveva sottolineato come l’Ucraina scontasse ancora gravi carenze sotto il profilo dello stato di diritto, dei sistemi anticorruzione, ma anche del rispetto dei diritti umani. In particolare, la preoccupazione riguardava il ruolo e il peso degli oligarchi ucraini nel sistema di potere. Nel giugno scorso, quando i 27 Stati membri hanno dato l’ok allo status di candidato all’accesso dell’Ucraina, queste criticità erano confluite in un elenco di riforme in 7 punti a cui Kiev deve dare seguito per far partire i negoziati di adesione. Questi prevedono la riforma dei meccanismi di nomina dei giudici della Corte costituzionale e di quelli del Consiglio superiore di giustizia, maggiori risultati nella lotta alla corruzione (“in particolare ad alto livello”) anche con la nomina di nuovi vertici dell’ufficio anticorruzione, la revisione della legislazione antiriciclaggio, la riforma dell’intero settore delle forze dell’ordine, l’attuazione di una legge anti-oligarchi, una legge sui media in linea con la direttiva Ue sui servizi di media audiovisivi, e la riforma del quadro giuridico per le minoranze nazionali. Ma soprattutto, l’adesione all’Ue dell’Ucraina deve fare i conti con un grande ostacolo politico, ossia i veti incrociati tra i governi europei che, con la sola eccezione della Croazia, hanno bloccato da tempo il processo di allargamento. Ne sanno qualcosa Albania e Macedonia del Nord, che hanno completato da tempo tutte le riforme richieste da Bruxelles, ma che attendono ancora il via libera definitivo dei governi Ue per entrare nel club (in particolare della Francia). Al di là della burocrazia, per far parte dell’Unione ci sono equilibri e interessi geopolitici difficili da portare a sintesi.
