Da una parte il conflitto russo-ucraino, dall’altro quello israeliano-palestinese. Al centro un’Europa che arranca, senza alcuna leadership. Un’Italia non pervenuta che segue gli ordini impartiti da oltreoceano. E una situazione, quella mondiale, seriamente preoccupante, con equilibri geopolitici in continuo divenire ma sempre più precari. E poi il deterrente più grande: le armi nucleari nelle mani di Putin ma anche di Netanyahu.
Intanto se sul fronte ucraino la situazione di stallo da due anni ormai non lascia intravedere nessuno spiraglio, su quello palestinese si cerca di trovare un accordo, quanto meno una tregua alla carneficina in atto nella Striscia di Gaza. “Il Consiglio europeo sollecita il governo israeliano a non intraprendere un’operazione di terra a Rafah”. E’ quanto si legge nelle conclusioni del vertice Ue. Una simile operazione, si legge nel testo, “peggiorerebbe la già catastrofica situazione umanitaria non permetterebbe la fornitura urgente di servizi di base e di assistenza umanitaria”. Così il portavoce Usa all’Onu, Nathan Evans: “Nelle ultime settimane gli Stati Uniti hanno lavorato seriamente con i membri del Consiglio di Sicurezza su una risoluzione che sosterrà inequivocabilmente gli sforzi diplomatici in corso volti a garantire un cessate il fuoco immediato a Gaza come parte di un accordo sugli ostaggi, che consentirebbe il rilascio degli ostaggi e aiuterebbe a portare ad un’impennata degli aiuti umanitari. Dopo numerose consultazioni con il Consiglio, porteremo la bozza al voto venerdì mattina. Questa risoluzione è un’opportunità per il Consiglio di parlare con una sola voce per sostenere la diplomazia”.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken, atteso in Israele dopo la tappa in Egitto, ha ribadito la posizione degli Usa che una grande operazione militare israeliana a Rafah sarebbe “un errore”.
Blinken, in una conferenza stampa congiunta con la sua controparte egiziana al Cairo, ha definito “non necessaria” l’imminente offensiva di terra nel sud della Striscia, aggiungendo che “esiste un modo migliore per affrontare la continua minaccia rappresentata da Hamas”.
Allo stesso tempo Blinken ha stimato “possibile” un accordo per una tregua a Gaza perché le distanze tra le parti si stanno “riducendo”.
La Redazione