«Il panorama attuale mostra un processo di “involuzione” dei CTD i quali, nonostante la regolarizzazione fiscale, rischiano sempre di restare all’angolo nell’attesa di quella tanto auspicata quanto negata dignità professionale».
E’ l’opinione di Ugo Cifone, presidente dell’Acogi: «La dignità professionale – continua Cifone – è negata perché gli operatori sono ormai all’interno di un presidio legale che se da un lato tenta di guidarli verso un lido sicuro di stabilizzazione concorrenziale nel mercato, dall’altro si ritrova a dover fronteggiare situazioni che mal si conciliano con un sistema che promette stabilità ma non è in grado di garantirla».
«Le ragioni del malessere generale dei centri, che l’associazione raccoglie quotidianamente, hanno svariate origini: dalla scarsa omogeneità dei provvedimenti giurisprudenziali in materia di legittimità dell’attività di raccolta gioco, alla discrezionalità nel rilascio delle autorizzazioni 88 Tulps demandata alle Questure e agli altri Enti locali; il tutto in spregio della certezza del diritto e in danno al lavoro dei centri».
Secondo l’associazione Acogi, in tale contesto di grande instabilità si aggiunge la sproporzionata pressione fiscale che, sebbene in maniera indiretta, ha maggiori e gravi ripercussioni sui Ctd. «La logica quanto obbligata conseguenza di tale situazione – chiosa il presidente di Acogi – è la chiusura dei centri che, oltre a determinare indebitamento e perdita di in occasione di lavoro in danno dell’operatore, porta con sé grande confusione e incertezza ai danni del consumatore del prodotto gioco. Dopo circa 15 anni di battaglie legali alla conquista del riconoscimento professionale i Ctd possono affermare di essere in un limbo da cui difficilmente riusciranno ad uscire».