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Pieno fallimento di questa Politica sul gioco

Leggi sul Gioco in Puglia, Liguria, Abruzzo ed a Trento: disastro totale che richiede, a gran voce, un intervento nazionale che sino ad ora si rifiuta di presentarsi. Si è tanto criticato il “mancato intervento” dell’accordo intervenuto lo scorso anno in Conferenza Unificata ed oggi, il nuovo Governo del Cambiamento sembra essere una sorta di fotocopia: insomma, un fallimento annunciato visto e considerato che parecchie Regioni della nostra Penisola continuano a perseverare nell’avere leggi che non fanno altro che mettere sulla strada migliaia di operatori del settore ludico, compresi i gestori dei casino online,  senza che “alcuno” faccia un passo per impedirlo.

Continuano ad esserci manifestazioni, nelle Regioni che sono state indicate all’inizio di questo articolo, da parte di associazioni di categoria, sindacati ed industria del gioco che chiedono a gran voce allo Stato centrale di intervenire, di valutare le esigenze di ciò che rimane delle aziende ludiche e di tutta la filiera. Ma il Governo Giallo-Verde tace, preannunciando soltanto un intervento di riforma per i prossimi mesi: ammesso che tra quel tempo vi sia ancora “qualcosa da riordinare” visto che le imprese medie e piccole di questo settore “stanno morendo come mosche” costrette ad autodistruggersi da queste normative inique e scriteriate.

Certamente, tutti i provvedimenti che sono stati emessi nei confronti del gioco si dice siano stati messi in campo “a salvaguardia dei territori e dei relativi cittadini”, ma di quei cittadini che, invece, lavorano nel settore ludico e che sono stati “sospinti su di una strada” nessuno si occupa. Lo Stato, che dovrebbe garantire il lavoro, non ne parla. Invece, il vice premier continua a sbandierare che il gioco è immorale e va distrutto e tutto si svolge “secondo piani probabilmente ben preordinati” che mettono l’industria del gioco in ginocchio, ma che aumentano (assurdamente) il prelievo fiscale ancora una volta.

Ed ancora una volta a beneficio del bilancio statale che sembra non aver intenzione di “quadrare” sino a quando non arriveranno “i rinforzi dal mondo del gioco pubblico”! Non si può dichiarare questo un fallimento anche di questo Governo del Cambiamento? Certamente sì, almeno per il momento, sperando che vi possa essere qualche passo indietro che possa fare ben sperare l’industria di questo settore, ma sinceramente, nutrendo ben poche speranze. Ormai il mondo ludico è disorientato, disamorato e dubbioso: sopratutto, non si rende conto come con una mano si possa distruggere il gioco (a mezzo anche del divieto alla sua pubblicità) e dall’altra si insista nel continuo aumento della tassazione, come se i giochi avessero delle potenzialità infinite e sappiano fare la “moltiplicazione degli incassi” anche quando questi sono ridotti al “lumicino”.

Forse, gli schieramenti che gestiscono il nostro Paese ritengono che essendo una parte dell’italico popolo cattolico sappia seguire i dettami di Gesù e si applichi “nel copiarne i miracoli”: ma, purtroppo, non è così. D’altra parte, gli operatori più che dimostrare in piazza le proprie esigenze ed il proprio “stato commerciale” non possono fare: se la politica vuole forzatamente essere sorda, e non sentire questi richiami, non si sa veramente che altro fare. I luoghi in cui le amministrazioni locali hanno messo in atto limiti insostenibili per le imprese di gioco, salvo magari poi ricorrere alla concessione di qualche proroga, sono tanti e gli strumenti che sono tuttora attivi per “mettersi di traverso” allo svolgimento delle attività ludiche sono vivi e vegeti.

Magari le Regioni aspettano l’intervento del Governo centrale o, magari, aspettano sperando che intanto il gioco “prosegua da sé” e che, sopratutto, continui a pagare le tasse come ha sempre fatto. Ora, però, se non si vuole dichiarare fallimento (almeno per quanto riguarda il gioco) da parte del neo Governo Giallo-Verde, bisognerà prendere delle decisioni nell’immediato: ma decisioni non avventate e non solo a favore di qualcuno, ma negli interessi di tutti, particolarmente dei lavoratori che professionalmente si impegnano giorno dopo giorno e nonostante tutte queste avversità nella presentazione dell’offerta di gioco “statale”. Ma non è anche questo un fallimento?

Tu Stato mi dai una concessione per rappresentarti, tu Stato ne prendi la contropartita economica che dovrebbe darmi la sicurezza di lavorare, tu Stato consenti che una istituzione decentrata mi metta i bastoni tra le ruote e non mi faccia svolgere il mio lavoro, tu Stato fai finta di niente di fronte alla richiesta di attenzione. Tu Stato, alla fine però, pretendi di aumentarmi ancora le tasse sul lavoro già così osteggiato e ristretto. Io industria del gioco, per esistere, purtroppo devo continuare a pagare.

Questo è il fallimento della politica perché ancora una volta si continua a rincorrere un approccio errato nei confronti del gioco pubblico e delle slot machine online. Se il gioco, infatti, è disciplinato dal Governo attraverso le concessioni che dovrebbero rappresentare per gli operatori del gioco una sorta di terreno protetto e li fa assurgere alla denominazione di “riserva di Stato”, è proprio mediante questa “riserva” che si gestisce il fenomeno del gioco lecito a livello statale, mediante un coordinamento centrale ed una guida unica (quella statale). Diventa evidentemente pericoloso se si continua ad adottare una disciplina diversa ed alternativa per ogni territorio per via di quegli squilibri che si possono concretizzare sul mercato, come per esempio, la transumanza dei giocatori da un posto all’altro in ricerca di quella sala giochi aperta secondo i “propri orari” e le “proprie” esigenze.

Questo turismo del gioco non è indubbiamente una cosa giusta e lo si può tranquillamente evincere dalle situazioni che si sono rivelate in Puglia, in Liguria, in Abruzzo e nel territorio altoatesino. E particolarmente quando le istituzioni emettono norme ed adottano restrizioni in “maniera spicciola”, superficiale e senza prima accordarsi con la filiera e l’industria del gioco e le varie categorie di lavoratori che lì sono impegnate: oltre tutto, in nome di una tutela per i cittadini che non ha proprio ragione di esistere visto che è stato riprovato da tanti studi e ricerche che i famigerati “distanziometri”, dai quali nascono tutte le traversie delle attività ludiche, con il combattere il gioco problematico ben poco hanno a che fare.

La Redazione

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