Il reddito di cittadinanza non incontra parere favorevole del Garante sulla privacy per alcuni aspetti cavillosi. “Le legittime esigenze di verifica – si legge in una nota – di eventuali abusi e comportamenti fraudolenti, si traducono in una sorveglianza su larga scala, continua e capillare sugli utilizzatori della carta, determinando così un’intrusione sproporzionata e ingiustificata su ogni aspetto della vita privata degli interessati”.
Infatti pare che siano presenti “rilevanti criticità nella disciplina del “monitoraggio” sull’utilizzo della carta Rdc, da parte dei beneficiari, ai quali è precluso l’utilizzo della stessa per partecipare a giochi che prevedano vincite in denaro o altre utilità. Al tal fine, si dispone che tutte le movimentazioni sulla carta siano messe a disposizione delle piattaforme digitali presso l’Anpal e il Ministero del lavoro, per il tramite del Mef (art. 5, comma 6)”. Il decreto sul reddito di cittadinanza diventa un ginepraio: per controllare i beneficiari si andrebbe oltre la loro privacy arrivando proprio a una sorveglianza. “Al riguardo – spiega il Garante nella nota – non può non essere evidenziato il palese contrasto di tali previsioni con le garanzie sancite dalla disciplina di protezione dati, e con effetto limitativo della discrezionalità legislativa oltre che amministrativa, a tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini, rispetto alle più varie forme di violazione.
Per tali ragioni, le disposizioni in esame dovrebbero essere attuate previa un’attenta opera di valutazione dei rischi, in conformità a quanto richiede il regolamento europeo in particolare, anche in sede attuativa, dovranno essere puntualmente definiti i presupposti per l’avviamento di tali attività di monitoraggio e individuati le tipologie di controllo, i criteri per la classificazione dei comportamenti anomali, nonché i soggetti legittimati allo svolgimento di tali attività, le garanzie per gli interessati e i tempi di conservazione dei dati”.
La Redazione