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Il mondo del calcio si divide sul divieto di pubblicità dei giochi d’azzardo previsto nel Decreto Dignità approvato dal Consiglio dei Ministri.

Se il il provvedimento è stato osteggiato dai club, i quali prevedono un grosso ridimensionamento delle entrate, non è così  per l’Associazione Italiana Calciatori, che al contrario lo ha salutato con favore.

Il presidente dell’AIC Damiano Tommasi ne ha parlato  in una lunga intervista concessa a Vita.it, che riportiamo di seguito.

Presidente nel giorno del 50esimo anniversario dell’Associazione è arrivato lo stop agli spot sull’azzardo. Che ne pensa? 

«L’ho sempre detto, anche ai tempi della sponsorizzazione della Nazionale con Intralot: credo, alla stregua della pubblicità sul fumo, che il tema dell’azzardo debba essere disincentivato. Non solo non pubblicizzato. Di sicuro che si stia dando una stretta credo sia un segnale forte che ci vede favorevoli».

Il mondo del calcio professionistico però si è schierato fortemente contro questa norma. Come mai secondo lei?

«Il grande tema è l’incidenza sul fatturato delle scommesse sportive che ritorna sul calcio. Una volta una parte degli introiti del vecchio Totocalcio andavano a finanziare lo sport. È una cosa che è sempre successa. La novità di oggi era che il ritorno avviene solo sotto forma di sponsorizzazioni. Qualcuno oggi immagina che una parte dei ricavi delle scommesse venga restituito allo sport, come succede con lo Stato, visto che le scommesse si basano su eventi gestiti da enti privati come sono le leghe. Il motivo dell’agitazione è che con questa legge si interrompe l’unico modo con cui si finanziava lo sport attraverso il gioco d’azzardo».

E lei è d’accordo con queste preoccupazioni?

«Io credo che prima delle questioni economiche ci sia la tutela delle persone e dei giovani. Lo dico anche da papà. Soprattutto a fronte di eventi come quelli sportivi che sono emotivamente molto coinvolgenti. Non credo che questo provvedimento significhi togliere risorse ma mettere davanti all’interesse della sponsorizzazione l’interesse pubblico. E poi c’è anche altro…».

Che altro?

«C’è un enorme tema di credibilità del sistema che va tutelata. Non è un segreto che in passato proprio dal rapporto con l’azzardo sia nati gravi problemi da questo punto di vista. Stiamo poi facendo una grande riflessione riguardo i risultati della relazione dell’annuale Commissione Antimafia . Secondo i dati 2017 gli ambiti di maggior interesse della malavita organizzata sono azzardo e droga. Un segnale da tenere molto ben presente e che ci deve far stare attenti».

In molti, da una parte, vi accusano di predicare bene e razzolare male visto che molti calciatori prestano il proprio volto per spot che pubblicizzano l’azzardo, dall’altra ritengono che questa norma favorirà il gioco illegale. Che cosa risponde? 

«Per quello che riguarda i singoli calciatori che decidono di firmare contratti di sponsorship con marchi dell’azzardo mi limito a constatare due cose: in primo luogo non abbiamo alcuna competenza sulle scelte personali e professionali dei singoli e in secondo luogo con questa norma questo non potrà più accadere. Per il resto non mi sembra che la norma del Decreto intervenga sull’accesso al gioco d’azzardo. Si parla di pubblicità non di offerta. Dunque non capisco la critica».

A. Bargelloni

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