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Gli italiani non rinunciano alle scommesse. Un giocatore spende fino a 1.600 euro al mese

Pare proprio che gli italiani non riescano a rinunciare alle scommesse. E’ quanto emerso dall’ultimo rapporto dell’Agenzia delle Dogane. Nel 2022 hanno speso più di 136 miliardi di euro nel gioco, tra slot machine, videolottery, gratta e vinci, lotto, poker, superenalotto, puntate sportive. C’è un aumento del gioco online per una spesa di 73 miliardi, circa 1.600 euro al mese in media per giocatore. Se nel 2019 il gioco da remoto rappresentava la metà degli incassi, dal 2020 con la pandemia ha avuto un balzo in avanti, con numeri che nei primi sette mesi del 2023 hanno avuto un’ulteriore crescita del 10%. Dall’analisi è emerso che i giocatori attivi sono 3,8 milioni, e che nel 2022 hanno investito quasi 20 mila euro pro capite in un anno. Considerando la popolazione maggiorenne residente in Italia secondo i dati Istat, è emerso che lo scorso anno sono stati spesi 2.731,68 euro in puntate di gioco, un dato che confrontato con quello del 2006 rileva un aumento del 220%.

La maggior parte dei giocatori si trova nella fascia d’età compresa fra i 18 e i 75 anni. Le regioni in cui si gioca di più sono Lombardia, Campania, Lazio ed Emilia Romagna. Il gioco online attrae in particolare i giovani, anche minorenni, perché consente di essere meno controllati e di disporre ovunque e senza limiti di tempo dei giochi preferiti (42%), gli adulti per il 60% e la silver age per il 26%.

Un’indagine Nomisma ha fotografato i comportamenti di gioco dei minori, dai 14 anni in su, rispetto al gioco d’azzardo. Nel corso di quest’anno il 37% dei ragazzi ha scommesso e giocato, soprattutto online. Il 14% di essi, inoltre, può essere considerato un consumatore abituale che gioca almeno una volta alla settimana (nel 2021 era il 9%). Cosa spinge a questo a giocare, a scommettere? Le motivazioni più comuni sono la speranza di vincere denaro, l’eccitazione della sfida, la possibilità di evadere dalle preoccupazioni quotidiane.

I rischi maggiori sono per le persone comuni, con situazioni economiche modeste alle spalle, che possono cadere in una dipendenza da gioco. Per dare un’idea più chiara del volume d’affari generato dal gioco, basti pensare che il valore complessivo delle giocate supera il 7% del Pil nazionale, a fronte del valore generato dalle attività turistiche che si ferma al 6%.

La Redazione

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