La popolazione italiana si gioca un grosso capitale con il gioco d’azzardo, ma il Paese incassa solamente le briciole. Per l’esattezza, un ottantesimo quello che il tesoro dello Stato guadagna dal gioco online (di preciso l’1,13%). Quindi, pochissimo se si paragonano le cifre dei guadagni. Lo scorso anno il denaro giocato abbatte un tetto gigantesco dei 100 miliardi ma i proventi dello Stato precipitano in percentuale, in sette anni, più o meno un terzo.
Nello stesso anno “il consumo lordo” del gioco d’azzardo fu di 24,4 miliardi, cioè 721 pro capite. Delle cifre già importanti che sono divenute ancora più allarmanti con il trascorrere degli anni. Infatti, secondo ai dati ufficiali del 2017 dei Monopoli di Stato, riadattati da Alea (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo), e comunicati dal Corriere, il consumo è cresciuto a 101,85 miliardi. Un incremento del 6 % sul 2016 e del 142% per cento, a differenza dello scorso anno.
La spesa pro capite annuale nel gioco, nel nostro Paese, ha una media di 1897,20 euro. Si Spendono solo mille euro tondi l’anno a Enna, la provincia dove si gioca meno. Mentre a Prato, la quota giocata tocca i 4 mila euro l’anno, a causa dei cinesi, in quanto devoti alle “macchine mangiasoldi”, fanno aumentare il valore.
Ai cento miliardi fruttati nello scorso anno dall’Italia nelle varie tipologie di gioco d’azzardo (secondo i sondaggi il 75% nei “giochi fisici”, e l’altra parte via web), bisogna mettere insieme un altro 20% di giochi illeciti. Sui 26 miliardi euro posizionati sul tavolo virtuale con i giochi online, messi in vendita con l’aiuto di una campagna pubblicitaria a tratti assillante, ne rimangono in tasca allo Stato solo 304 milioni, più o meno 1,13%. Poco proporzionalmente a quanto gioca tutta la popolazione italiana. D’altra parte, le imposte della benzina sulla benzina rimangono tra le più elevate nel territorio europeo.
Katia Di Luna
Giornalista freelance