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L’appello accorato di Distante: “Dateci una mano”

“Dateci una mano: non dico alle imprese, ma ai nostri dipendenti, che oggi si vedono negare la possibilità di accendere un mutuo per acquistare una casa. E sennò diteci che il gioco legale non deve più esistere, così decidiamo come organizzarci”. E’ l’appello accorato del presidente Sapar, Domenico Distante, in audizione da parte della sesta commissione Finanze della Camera, sul decreto fiscale e le sue disposizioni in materia di gioco.

“L’incremento del Preu – spiega Distante – si traduce in una esponenziale riduzione del margine. Dal 2015 a oggi ci sono stati sette aumenti del Preu, di cui quattro negli ultimi dodici mesi. Tali aumenti si riversano sui soggetti più deboli, gestori ed esercenti. A ciò si aggiungono le norme regionali, tenendo conto che era stata raggiunta un’intesa in Conferenza unificata a cui non si è dato seguito con il previsto decreto attuativo del Mef. E nel frattempo, a livello locale sono stati fissati dei distanziometri che, oltre a essere inutili, come affermato anche dall’Istituto superiore di sanità, hanno causato, per esempio in Piemonte, la chiusura di molti esercizi. Noi chiediamo un riordino dell’offerta di gioco, come era stato previsto anche dal decreto Dignità. Siamo aziende che lavorano per lo Stato ma anche il sistema bancario ci discrimina. Quando aveva la delega ai giochi – è l’appello di Distante – avevo segnalato al sottosegretario Alessio Villarosa che molti istituti bancari hanno operato la risoluzione dei conti correnti bancari. Per ragioni etiche, sostengono, non vogliono intrattenere rapporti con il settore. Ma la nostra attività è illegale? Senza conto corrente bancario è impossibile fare impresa, specie a un settore come il nostro sottoposto all’integrale tracciabilitò dei flussi finanziari, e tenendo conto che i gestori sono obbligati a pagare tramite Rid i concessionari. Il settore – ha spiegato il presidente Sapar – non è soggetto a una tassazione del 21, ma, attualmente, del 70 percento, che salirebbe al 74,4 con il nuovo Preu: è offensivo sentire dire che può essere tassato ancora”.

La Redazione


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