Pene dimezzate, esclusione dell’aggravante mafiosa e non doversi procedere, per avvenuta prescrizione, per quattro imputati. E’ così che si è concluso il processo d’appello a carico di cinque persone coinvolte nell’inchiesta ‘Rischiatutto’. L’inchiesta aveva fatto luce sugli interessi di un clan mafioso nella gestione del gioco e degli apparecchi nei circoli di Cavezzo, Carpi e Castelfranco, nella provincia di Modena, dal 2004 al 2010. Il primo grado del processo era terminato con una condanna per due secoli e mezzo complessivi di carcere per i 38 condannati, finiti nella maxi inchiesta della procura antimafia di Napoli per ricettazione, riciclaggio e contraffazione di pubblici sigilli anche nel modenese. Ma per quattro imputati dell’inchiesta ‘Rischiatutto’ i reati si sono prescritti e, di conseguenza, è arrivato il non luogo a procedere. Inoltre per uno di loro è caduta l’aggravante mafiosa. Per i tre ‘parenti’ la pena complessiva in primo grado era di dodici anni. Nel giudizio di rinvio, la quarta sezione della Corte d’appello ha recepito i principi di diritto enucleati dal giudice di legittimità e per l’effetto ha assolto l’imputato per la partecipazione nell’ apertura del circolo Black Jack di Cavezzo e, soprattutto, ha escluso l’aggravante della agevolazione dell’associazione camorristica (del clan Schiavone, ndr). Visto il lungo tempo trascorso dalla commissione dei reati, ha dichiarato la prescrizione di tutti i reati ascritti, con revoca delle pene accessorie e della condanna al risarcimento danni a suo tempo pronunciata in favore delle parti civili.
La Redazione