“Dobbiamo mettere in sicurezza la salute degli italiani. Con la salute a rischio, non c’è economia”. E’ chiaro il premier Conte che, nella videoconferenza con sindacati e imprese, ha dichiarato: “Non ci sono ora le condizioni per ripartire”. Stretto tra la morsa della comunità scientifica e quella di Confindustria (http://cifonenews.comma3.com/covid-19-il-pressing-al-governo-di-comunita-scientifica-e-confindustria/), il Governo decide di prolungare il lockdown fino al 3 maggio. “L’indice di contagio non è sceso abbastanza”, dice il ministro Speranza. “Se si riaprissero le attività produttive potrebbe risalire la temuta curva dei contagi” spiega il premier ai sindaci e ai governatori. Non solo lockdown prolungato per evitare l’esodo di massa nei prossimi giorni di festività, ma controlli moltiplicati con polizia schierata.
Per quanto riguarda la fase 2 e la riapertura delle attività si partirà dopo Pasqua solo con le cartolibrerie; poi sarà il turno di produzione legata alla filiera agroalimentare (tipo le aziende di domopak o di ruote dei carrelli) o sanitaria. Via libera alla cura dei boschi per garantire la salute del territorio, i boscaioli sono tra le categorie meno a rischio indicate da Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità. Il modus operandi per la riapertura sarà quello già preannunciato, ossia in base al livello di rischio contagio basso, medio o alto. Alto per ristoranti, bar, dentisti, parrucchieri, personale scolastico e le attività che comportano un rischio di prossimità fisica. Lavori con indice medio di pericolosità, quelli in uffici; e le fabbriche, dove andrà garantita l’applicazione dei protocolli di sicurezza. Le attività con indice di pericolosità più basso sono invece quelle legali, di contabilità e assicurative, la fabbricazione di mobili, le attività immobiliari, le consulenze aziendali, la riparazione di materiale elettronico e per la casa, l’industria delle bevande e le coltivazioni.
Più impaziente la ministra renziana, Teresa Bellanova che ha dichiarato: “Se aspettiamo il rischio zero, dobbiamo tenere chiuso fino a che non arriva il vaccino, non apriamo più, nemmeno il 4 maggio. Invece dobbiamo pensare a un calendario progressivo di riaperture, in base ai dati epidemiologici territorio per territorio e alla capacità delle aziende di garantire la sicurezza e distanziamento sociale”.
La Redazione