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Sapar: “Lo Stato è il primo azionista del gioco con oltre il 70% dei ricavi del gioco”

Il presidente Sapar, Domenico Distante, aveva chiuso il 2019 con un video messaggio dai toni pacati, con l’analisi fredda di un sistema legislativo-economico vessatorio nei confronti del settore del gioco legale. “Il 2019 si conclude in attesa di una legge quadro nazionale, più volte disattesa, che metta ordine alla complessa e disarticolata selva di leggi regionali e di regolamenti il cui rispetto da parte dei Comuni è stato di recente sollecitato dalle prefetture al fine di attenersi alle linee guida in materia di orari di apertura secondo quanto stabilito in Conferenza Stato-Regioni del 2017. Nel frattempo il proibizionismo dilaga a beneficio della criminalità organizzata”. Lo stesso Distante ha aperto il 2020 con una lettera contro il Governo, pubblicata oggi su il Giornale, dai toni molto più duri: “II nostro settore rappresenta l’1% del PIL. Le nostre imprese garantiscono la legalità sui territori. La nostra filiera occupa circa 150.000 lavoratori ed è costituita da 5.000 piccole e medie imprese. La tassazione del nostro settore garantisce la copertura del reddito di cittadinanza e Quota 100. Siamo, ci teniamo a ribadirlo, un settore imprenditoriale legale. Siamo SAPAR e rappresentiamo i gestori degli apparecchi da intrattenimento del gioco di Stato con e senza vincita in denaro, che con le attività di acquisto, assistenza ed aggiornamento del parco apparecchi versano nelle casse dello Stato – attraverso i concessionari – gli introiti derivanti dal gioco legale prodotto sul territorio nazionale. Circa 7 miliardi di euro l’anno, oltre 16 milioni di euro al giorno. Il governo giallorosso, e prima di lui la tonalità gialloverde, sotto proclama e spot demagogici ha messo in scena una rappresentazione teatrale secondo la quale le differenti normative che si sono susseguite nell’ultimo anno, con la micidiale tripletta Decreto Dignità – Legge di Bilancio 2019 – Manovrina, hanno solo dato l’impressione di voler contrastare le lobby dell’azzardo, quando in realtà le multinazionali non hanno subito alcun danno da questi provvedimenti; il vero bancomat dello Stato, chiamato ogni volta come agnello sacrificale utile per garantire le coperture finanziarie necessarie, è costituito da una sola tipologia di gioco pubblico, quella degli apparecchi da intrattenimento, l’unico ad avere una filiera occupazionale importante formata da 5.000 piccole e medie aziende private e circa 150.000 dipendenti. Lo Stato è il primo azionista del gioco intascando, nel caso degli apparecchi da intrattenimento, oltre il 70% dei ricavi del gioco. Ma non solo: per aumentare gli introiti riduce costantemente le vincite degli utenti finali, ovvero i giocatori, innalzando ulteriormente la spesa per il gioco e di fatto, lucrando alle spalle dei cittadini stessi. Tutte le altre offerte di gioco gestite direttamente dalle multinazionali dell’azzardo, quali i GrattaeVinci, Lotto, Superenalotto, 10 e Lotto per citarne alcuni, non sono state minimamente intaccate dai provvedimenti del governo, il quale peraltro è stato velocissimo a far ritirare l’emendamento a firma Lotti al Decreto Fiscale, solo perché indicava la via democratica ed equilibrata di spalmare la tassazione su tutta l’offerta di gioco, così da creare un livello di prelievo equo sul gioco pubblico, invece di gravare costantemente solo sul comparto degli apparecchi da intrattenimento, azzerando così i margini di remunerazione delle piccole e medie imprese del settore, senza toccare minimamente quelli delle multinazionali. Anzi, senza celarlo troppo velatamente, ad una grande e importante multinazionale con sede all’estero, é stata confermata nel 2017 la concessione per i GrattaeVinci senza alcun bando di gara, alla cifra di 800 milioni: un regalo se pensiamo che le lotterie (compreso il GrattaeVinci) hanno raccolto nel 2018 circa 9 miliardi. Se fosse stata bandita una gara, lo Stato forse avrebbe potuto chiedere di più come base d’asta ai partecipanti e così, forse, si sarebbe potuta dare un po’ di tregua e ossigeno alle aziende di gestione delle AWP, che negli ultimi 15 mesi hanno subito 4 aumenti di tassazione. Il futuro non è affatto roseo: il governo sta predisponendo un nuovo bando per consegnare DEFINITIVAMENTE il settore degli apparecchi da gioco solamente a due o tre multinazionali dell’azzardo, alle quali poi sarà garantito un abbassamento della tassazione per garantirgli i giusti introiti. Ma nel frattempo lo Stato ha distrutto 5.000 piccole e medie aziende di gestione del gioco pubblico e licenziato i loro 150.000 dipendenti”.

La Redazione

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