Mentre il leader del Carroccio, Matteo Salvini si scaglia contro le inchieste in atto sulla gestione del Pio Albergo Trivulzio e delle altre rsa milanesi in piena emergenza Covid-19, e il governatore lombardo, Attilio Fontana (Lega) si dice sereno, l’ANSA racconta un quadro agghiacciante sulle morti di centinaia di anziani (https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2020/04/16/al-trivulzio-agghiacciante-quadro-di-malasanita_d847844e-8280-43c9-95a0-2f080c36b793.html).
Alessandro Azzoni, che ha creato il Comitato giustizia e verità per le vittime del Trivulzio, sta raccogliendo quotidianamente denunce e testimonianze di parenti dei pazienti della più grande rsa di Milano dove “si sta assistendo alla cronaca di una serie di morti annunciate”. E questo dopo che la pandemia è già arrivata da un mese e mezzo “e quindi non può più essere considerata un’emergenza: i dirigenti lo sanno quello che sta succedendo, ma hanno altro a cui pensare, a partire dalle indagini”. “A una signora ieri hanno detto che l’ospite di fianco a sua nonna ha i sintomi del Covid ma non la spostano, la lasciano lì e così la condanno a morte”, prosegue Azzoni, che ha la madre malata di Alzheimer e ricoverata da due anni nel reparto Fornari del Pat: “Oggi – racconta – ho litigato con un medico per farle fare una flebo, era nel letto senza parlare, non sapevano da quanto non mangia, probabilmente da almeno una settimana, ha una saturazione che richiederebbe una maschera d’ossigeno ma non gliela mettono”. “La sua dottoressa curante è sparita – aggiunge – un terzo del personale è a casa infettato e quello che è rimasto fa il possibile ma senza una linea guida. Di fatto il Pat non ha più dirigenza, ci sono mille e più ospiti che riescono ad andare avanti solo e semplicemente grazie a lavoro del personale medico e infermieristico che sta dando tutto. Ma non vengono fatte scelte e nel reparto di mia madre dove ci sono 20 persone, ne sono morte sei già la settimana scorsa”. Sono 143 in totale, da marzo ad oggi, gli anziani morti al Pio Albergo Trivulzio di Milano, al centro dell’inchiesta della Procura milanese. Nelle indagini si dovrà verificare quali morti siano correlate alla diffusione del Coronavirus nella struttura.
Ma il presidente della Lombardia Fontana si dice sereno e dichiara: “Noi abbiamo fatto una delibera che è stata proposta dai nostri tecnici. Sono stati i nostri esperti che ci hanno detto che a determinate condizioni – e cioè che esistessero dei reparti assolutamente isolati dal resto della struttura e addetti dedicati esclusivamente ai malati Covid – la cosa si poteva fare” ha spiegato Fontana a Mattino Cinque. Noi abbiamo fatto questa proposta, le case di riposo che avevano queste condizioni hanno aderito. La scelta è stata fatta perché non avevamo più posti negli ospedali per ricoverare la gente che non poteva più essere curata a casa. Però sono stati i nostri tecnici che ci hanno fatto la proposta, che hanno valutato del condizioni delle singole case di riposo e noi ci siamo adeguati”.
Matteo Salvini invece imputa l’elevato tasso di mortalità all’età degli ospiti delle Rsa: “Nelle case di riposo l’età media è alta: si muore a Milano, a Civitavecchia e in Trentino perché dove l’età media è superiore a 80 anni c’è più difficoltà a intervenire”. E poi “Faccio un appello, perché leggo di perquisizioni in tutta Italia e di inchieste in tutte le regioni: possiamo almeno aspettare che l’epidemia sia finita? Che i medici e i pazienti abbiano finito di morire, prima di mandare ispettori o magistrati, in ospedali e case di riposo?”, ha domandato il leader della Lega a ‘Non stop news’ su Rtl 102.5. Immediata la replica del capogruppo del Movimento 5 Stelle in Senato, Gianluca Perilli: “Salvini non vorrebbe ispettori nelle case di riposo, non vorrebbe indagini per quel che è successo nel bergamasco. Vorremmo ricordagli sommessamente che i tempi della giustizia non li decide lui, ma che soprattutto le indagini non sono contro i medici, come lui sa bene, ma proprio per tutelare, da un lato, i pazienti e, dall’altro, tutti gli operatori sanitari che sono stati i primi a denunciare situazioni atroci nelle Rsa”.
La Redazione