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Spagna, il comparto giochi “discriminato” dal Governo, rimane chiuso

E’ il caso di dirlo: tutto il mondo è paese. Anche in Spagna, come in Italia, gli operatori del comparto giochi denunciano la discriminazione da parte del Governo che decide di tenere chiuse sale bingo, casino e sale da gioco come misura per combattere la pandemia da coronavirus. A denunciare è Col·lectiu Català de Treballadors del Joc (CCTJ), in rappresentanza degli operatori di sale giochi, scommesse e bingo della Catalogna. Con lo slogan Non è un gioco, i dipendenti del settore fanno sapere che “sono spazi sicuri, privi di Covid” e chiedono alla Generalitat la riapertura perchè sono a rischio 8.000 posti di lavoro. “Non chiediamo privilegi, ma solo di essere trattati come il resto delle attività commerciali ed economiche, sono in gioco il nostro lavoro e il nostro futuro personale”, ha detto , ricordando  che “il 90% dei lavoratori ha ricevuto l’equivalente della cassa integrazione per i 15 giorni di ottobre e più nulla da allora”. Ma “Ci sono casi ancora più estremi di persone che non hanno ricevuto benefici dal giugno scorso”.

Intanto il portavoce della CCTJ, Víctor Duce , ha sottolineato che sono “l’unica attività diurna urbana che rimane chiusa senza alcuna giustificazione sanitaria o economica”. Per questo motivo, affermano che il settore è equiparato ad altre attività, come centri commerciali, palestre, teatri, cinema o gli stessi luoghi di gioco pubblici, tra gli altri, e chiedono alla Generalitat che, sotto una presunta prevenzione contro il virus, “non si prendono decisioni arbitrarie e discriminatorie sulla base di pregiudizi nei confronti del settore”.

La Redazione

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