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Stop pubblicità, la retroattività paventata da Di Maio sarebbe incostituzionale

«Ho saputo che, mentre stavano per emanare il decreto Dignità molte società, tra cui quelle di calcio, hanno fatto una corsa per stipulare nuovi contratti per fare pubblicità al gioco d’azzardo: metteremo una norma in sede di conversione per evitare che chi ha fatto il furbo possa farla franca. Non è che qualcuno si inserisce nel periodo in cui stiamo emanando il decreto con nuovi contratti per tirare a campare». Lo ha detto il ministro al Lavoro e allo Sviluppo economico Luigi Di Maio, ospite di Agorà su Rai 3.
Dunque, Di Maio insiste sulla retroattività del divieto di spot: in un primo momento aveva parlato di “norma transitoria” da inserire nel decreto, ora punta sul periodo, massimo due mesi, che separa la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dalla conversione in legge. Le cose però non sono così semplici. Anzi, i giuristi e i costituzionalisti ascoltati da Agipronews mettono in guardia su un uso troppo disinvolto della retroattività. Innanzitutto, l’entrata in vigore anticipata (cioè precedente alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, peraltro non ancora avvenuta) è configurabile solo se espressamente prevista nel decreto. Il che non si è verificato in questo caso, come è facile rilevare da un analisi del provvedimento, ormai “bollinato” dalla Ragioneria di Stato e firmato da Mattarella. In secondo luogo, la retroattività è ammissibile nell’ambito di un decreto quando siano in ballo misure di estrema urgenza e necessità, caratteristiche che, secondo gli esperti, non sono ravvisabili in questo caso.
/Fonte: Agipronews

A. Bargelloni 

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