Quest’anno l’Italia ha assistito ai mondiali da spettatrice, ma considerando i risultati delle scommesse sportive la partecipazione non è stata da meno: anzi, secondo l’agenzia Agipronews a giugno la popolazione italiana ha scommesso circa 113 milioni di euro, quindi il 36 % in più rispetto a giugno 2017.
Secondo quanto riporta La7, le somme spese nei primi sei mesi dell’anno totalizzano 737 milioni di euro, più del 45% in più rispetto all’anno scorso. Mentre il campo delle scommesse celebra una nuova crescita a due cifre, dall’Istituto superiore di sanità emergono risultati piuttosto negativi sui costi sociali del gioco legale. Questi risultati non hanno a che fare solo con le scommesse, ma anche con le slot machine, gratta e vinci e VLT.
Infatti, l’Istituto di superiore di sanità sostiene che nel nostro Paese sono presenti circa un milione e 500 mila giocatori patologici e 1 milione e 400 mila giocatori a rischio, che formano una somma di 2 milioni e 900 mila. Tali risultati emergono in un momento molto complicato, in quanto gli addetti del settore e le società calcistiche, sostenuti da Confindustria, sono in conflitto con quella parte del decreto dignità che proibisce la pubblicità sul gioco d’azzardo legale e sulle scommesse.
“Un provvedimento scorretto” secondo il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che in una conferenza sul Sistema Gioco Italia, ha dichiarato che “non è possibile curare la ludopatia annientando un settore economico”. Dopo tali critiche, la risposta dell’autore del provvedimento, Luigi Di Maio non è tardata ad arrivare: “non si può guadagnare denaro con il gioco d’azzardo che sta mandando in miseria alcune famiglie”.
In fin dei conti, i pensieri del direttore di Confindustria e di Di Maio sono piuttosto contrastanti e l’unico parere a metà strada è quello del presidente dell’agenzia del monopoli di stato Giovanni Kessler che presentando i risultati dell’Istituto superiore di sanità ha spiegato che occorre combattere contro il gioco patologico, ma che non è sufficiente usare mezzi proibitori.
Katia Di Luna
Giornalista freelance