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Taglio stipendi: nessun accordo tra Lega serie A e Assocalciatori. Calcagno: “Vergogna”

Sembrava si fosse trovata la quadra alla complessa questione sul taglio degli stipendi dei calciatori in tempi di emergenza Covid-19, proposta in primis dal club bianco-nero (http://cifonenews.comma3.com/covid-19-la-juve-rinuncia-agli-stipendi-la-lega-non-e-daccordo/) ma che vedeva in disaccordo la Lega A.“E’ una proposta vergognosa e irricevibile”. Ad oggi la situazione si è ribaltata: nonostante l’accordo unanime di tutti e 20 i club di Serie A sulle proposte relative al taglio degli stipendi, è arrivata la secca opposizione dell’Associazione Italiana calciatori che tuona “Vergogna!”. La Lega ha infatti deciso l’ammontare delle trattenute sugli emolumenti dei propri calciatori, allenatori e tesserati delle prime squadre: quattro mensilità se la stagione non dovesse ripartire, che scendono a due nel caso in cui si dovesse invece tornare in campo. Tradotto: un terzo della retribuzione totale annua lorda se si resta fermi, un sesto se si ricomincia. Da questo punto e da questa base, ogni club tratterà con i propri giocatori per raggiungere un accordo. Di qui la reazione del vicepresidente di Assocalciatori,  Umberto Calcagno che spiega: E’ chiara l’indicazione che si vuol far pagare solo ai calciatori gli eventuali danni della crisi. L’unica parte rilevante del comunicato della Lega – prosegue – è l’inciso con cui si dice che le squadre dovranno negoziare le modifiche contrattuali con i singoli giocatori”.”Se le societa’ di Serie A si devono trovare in assemblea per dire che non pagheranno gli stipendi, quando in realta’ a tu per tu con i giocatori i singoli club stanno cercando accordi di buon senso, è molto preoccupante”. A fargli eco il presidente dell’Aic, Damiano Tommasi, durissimo: “Come ha detto Messi, non riesco a capire la logica imprenditoriale alla base di questo comportamento: mettere in cattiva luce i giocatori, principali protagonisti dello spettacolo, quando tutti o quasi stanno già discutendo con i club come uscire insieme da questa crisi. Mi pare una follia”.

Respinta dunque la proposta, così come si legge nel comunicato di Assocalciatori: “Il Consiglio Direttivo AIC, riunito oggi nel consueto incontro settimanale, a cui ha fatto seguito una riunione con i rappresentati delle squadre di Serie A, ha ritenuto irricevibile la proposta avanzata dalle Leghe di A e B giunta oggi.

Il comportamento delle Leghe è incomprensibile in un momento come quello attuale. La volontà, neanche tanto implicita, di voler riversare sui calciatori, mettendoli in cattiva luce, l’eventuale danno economico derivante dalla situazione di crisi, è un fatto che fa riflettere sulla credibilità imprenditoriale di chi dovrebbe traghettare il sistema calcio in questo momento di difficoltà.

Pensare che si debba ricorrere ad una delibera assembleare per decidere di non pagare più nessuno lascia senza parole. Gli stessi presidenti che vorrebbero decidere la sospensione degli emolumenti hanno mandato in campo le squadre fino al 9 marzo, fatto allenare i calciatori fino alla metà di marzo e tuttora monitorano e controllano gli allenamenti individuali svolti secondo le direttive dello staff tecnico.

La discussione delle scorse settimane verteva sui termini di contestazione di mancati pagamenti da sospendere o posticipare, ma non si è mai andato oltre le brevi riunioni telefoniche.Ora capiamo perché non si voleva trovare un’intesa sulle modifiche tecniche all’Accordo Collettivo, la vera intenzione è non pagare. Il fatto lascia allibiti, inoltre, visto che parecchie squadre sono già sedute con i loro calciatori per discutere come aiutarsi in un momento come quello attuale.

D’altro canto la notizia del nuovo DPCM che include atlete ed atleti del mondo dilettante tra i destinatari del contributo di 600 euro per il mese di marzo ci fa ben sperare che un minimo senso di condivisione e solidarietà possa nei prossimi mesi ribadire un concetto che abbiamo espresso fin dal primo momento: ognuno faccia la sua parte.

A questo proposito il Consiglio Direttivo ha deliberato di destinare una contribuzione straordinaria ad un Fondo solidaristico che possa in questa emergenza aiutare le categorie più in difficoltà tra i nostri associati. I redditi più bassi vanno tutelati, soprattutto in situazioni come questa in cui il rispetto e il fare squadra dovrebbero essere principi cardine”.

La Redazione

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