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Allarme gioco d’azzardo: due adolescenti su tre a rischio dipendenza

A Roma due giovani su tre in un’età compresa tra i 13 e i 17 anni, si rifugiano nell’universo del gioco d’azzardo almeno una volta all’anno. I dati raccolti da un’indagine condotta dalla Caritas di Roma intitolata“Adolescenti e azzardo: cresceranno dipendenti”, sono alquanto allarmanti: il 36,3 % ha affermato di giocare ordinariamente, almeno una volta al mese tramite scommesse sportive, concorsi a premio, gratta e vinci e slot machine.

L’indagine, effettuata su 1600 giovani degli istituti scolastici e parrocchie nel territorio Capitolino, mette in evidenza una triste realtà: il gioco d’azzardo, proibito per legge ai minorenni, fa parte del loro mondo; è qualcosa di noto, se non addirittura familiare, autorizzato dagli spot pubblicitari e anche dall’atteggiamento di amici e parenti. L’analisi è stata presentata ieri durante il congresso approvato dall’organismo della Chiesa di Roma assieme all’Ospedale “Bambino Gesù” sul fenomeno del gioco d’azzardo tra giovanissimi.

Nel nostro Paese dal sondaggio del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il numero dei giocatori abituali una volta all’anno è ormai un uguale a più di 17 milioni, 42,8 % degli abitanti tra i 15 e i 64 anni. Erano 10 milioni nel 2014 e tra questi si includono oltre un milione di studenti (dai 15 ai 19 anni, uguale al 44% degli studenti italiani). Il numero dei minorenni che nel nostro Paese nel 2017 ha giocato ad azzardo è uguale a 580 mila (33,6%).

Dinnanzi a tale situazione, dalla ricerca romana risulta che i giochi d’azzardo sono noti a quasi a tutti gli adolescenti: il 94% dei giovani intervistati sa come funziona un gratta e vinci, quasi il 90% il Lotto e il Supernalotto, l’89% sa che cosa sono le Lotterie, 85% conosce le Scommesse sportive e così via. A quanto pare, il gioco d’azzardo fa parte del mondo psicologico degli adolescenti, è entrato nell’universo giovanile e attrae già così tanti tredicenni. I giochi di ultima generazione non hanno però rimpiazzato nell’immaginario sociale i giochi più classici, essi si sono solamente abbinati oppure o ne hanno proposto una tipologia più moderna.

Secondo quanto riporta askanews, i giovani romani sono venuti a conoscenza della presenza del gioco d’azzardo tramite spot pubblicitari televisivi (80,6%), o pubblicità online (67,3%), o bar e tabaccherie (64,8%). Quasi la metà di quanti si definiscono condizionati dalla televisione sente l’influenza degli amici. Quindi è certo che qualunque ingerenza indirizzata a sostenere una limitazione del gioco d’azzardo non potrà trascurare la funzione pubblicitaria piuttosto potente dei media televisivi.

Quasi il 90% ritiene il gioco d’azzardo che sia “un’attività in cui si usano i soldi per guadagnarsene altri”. Quasi nessuno ha dichiarato che vede quest’attività come passatempo, capacità, rischio e pericolo. Tutto è basato semplicemente sui soldi, quasi una chiara metafora del modello socioculturale nel quale si siamo inseriti.

Il 38,5 % conosce la presenza di pericoli ma sostiene che “facendo attenzione” non accade nulla, il 16,1% afferma che se si è fortunati non accade niente di rischioso e si possono guadagnare soldi, quasi il 7% non pensa nulla a riguardo e il 5% reputa l’azzardo un gioco come un altro. In fine dei conti, un po’ di prudenza e fortuna dovrebbero, secondo i giovani intervistati, assicurare vincite favolose ed indolenti. Sono troppi i minorenni che si abbandonano ciecamente alla fortuna, o candidamente credono che “facendo attenzione” si possono evitare eventuali conseguenze. Sono troppi quelli che sottovalutano i rischi del gioco d’azzardo.

Katia Di Luna

Giornalista freelance

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