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Di Pietro (Caritas Avezzano): “Il gioco d’azzardo è un problema serio. E i dati devono preoccuparci”

La Caritas sempre più impegnata nella lotta al gioco d’azzardo patologico. L’appello ad attenzionare il fenomeno sempre più dilagante soprattutto tra i giovani arriva dalla Caritas di Roma direttamente al Parlamento ma anche da quelle locali. “Il gioco d’azzardo è un problema serio. E i dati devono preoccuparci. Anche quelli dei nostri comuni” ha dichiarato dichiara Lidia Di Pietro, vicedirettore della Caritas di Avezzano che aggiunge: “I numeri nazionali sono stati pubblicati pochi giorni fa e parlano chiaro: 150 miliardi di euro puntati nel 2023. Con un aumento di oltre il 22% rispetto all’anno precedente. Addirittura la somma annuale bruciata nell’azzardo equivale o supera quanto impegnato dalle famiglie italiane per la spesa alimentare (stima Federconsumatori e Cgil). Anche nel nostro territorio il problema è importante. Non soltanto perché la provincia dell’Aquila è seconda solo rispetto a Teramo per importo pro-capite giocato, ma anche e soprattutto perché tutto l’Abruzzo si colloca tra le posizioni più alte per punti di raccolta di gioco fisico e importo pro-capite bruciato nelle puntate, calcolato per popolazione residente e non per giocatori effettivi. Se, in Marsica, alcuni comuni sono virtuosi, con un importo pro-capite che non raggiunge i 100€/annui, altri comuni superano la media nazionale attestando la somma pro-capite spesa nel gioco oltre i 1800€/annui. La diffusione del gioco on line, da un pc o da uno smartphone, moltiplica la possibilità di accesso all’azzardo da parte di ciascuno di noi, ma è altrettanto vero che l’aumento di postazioni fisiche, è uno dei principali fattori di rischio per la popolazione.

Infatti, in Marsica è lungo la principale arteria stradale, la Tiburtina Valeria, lì dove si concentrano la maggior parte di sale slot e video lottery, che viene bruciato un quarto di tutto l’importo giocato annualmente: in un anno oltre 44 milioni di euro. E a giocare spesso è la dipendenza, spiegata attraverso evidenze psicologiche, cognitive, neurofisiologiche che vanno dalle disfunzioni del sistema delle ricompense ai disturbi dell’umore. Se da una parte questi tratti patologici del giocatore abbattono la negatività del giudizio morale sulla condotta della persona, dall’altra tendono a sottovalutare l’entità della problematica o a confinarla a condizioni preesistenti di fragilità. Però, se fosse così, fattori come l’accessibilità e la varietà dei giochi d’azzardo, il loro funzionamento, le strategie di vendita o di pubblicizzazione non avrebbero alcun peso rispetto all’incidenza della malattia, al contrario di quanto accertato da numerosi studi e dall’esperienza viva testimoniata dalle persone dipendenti da gioco d’azzardo. Purtroppo – chiosa Lidia Di Pietro – il gioco patologico è un problema serissimo che non travolge solo il giocatore, ma coinvolge tutto l’insieme delle sue relazioni: la famiglia, le amicizie, il lavoro. E il problema economico diventa un problema sociale. Anche in questo caso mitigato dalla percezione sbagliata degli introiti per le casse dello stato. Auspichiamo come Caritas, una presa di coscienza e di responsabilità collettiva verso un problema così importante. Noi ci siamo”.

La Redazione

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