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Anac: “Ippica, serve forte segnale di cambiamento per rispondere alla profonda crisi del settore”

“Gli allevatori del trotto disperatamente, alla luce del persistere e del degenerare di questa condizione, chiedono a questo Governo di parlare chiaramente e di dire se veramente sta per succedere qualcosa di importante e di affrettarsi ad annunciare qualcosa che sia tangibile, che offra garanzie economiche e operative e che riporti fiducia. Ma subito”.  E’ l’appello disperato nella lettera di Anac (Associazione nazionale allevatori cavalli trotto) inviata al Sottosegretario di Stato al Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Patrizio La Pietra.  L’associazione chiede “un forte segnale di cambiamento per rispondere alla profonda crisi del settore ippico” denunciando “il crollo degli investimenti e della fiducia nel sistema a causa di decisioni scellerate e promesse mai mantenute del precedente governo”. 

“Lo scorso gennaio – ricorda la lettera – ci vennero chiesti sei mesi di sacrifici e rispettosamente, in segno di illimitata fiducia, tutto il settore ha stretto un altro buco, l’ultimo, della cintura. Siamo arrivati adesso a metà luglio e il settore è purtroppo completamente in default. L’intervento mancato delle casse dello Stato pari a oltre 40 milioni di euro a favore del nostro comparto (l’equivalente del 50 percento delle risorse disponibili come Montepremi per un anno) ha azzerato ogni speranza di ripresa dell’ippica, eccellenza del made in Italy apprezzata in tutto il mondo. Nessun sistema, nessuna azienda, avrebbe mai potuto sopravvivere con la perdita secca di metà delle entrate. Il fattore tempo incide pesantemente sulle nostre attività e sulle risorse economiche oramai esaurite. Le scuderie – sottolinea l’Anact – riducono drasticamente il proprio parco cavalli e il mercato è completamente fermo. Istituzionalizzare i pagamenti dei premi a sei mesi si è rivelato un freno micidiale del mercato. In pratica sono stati tolti 2/3 mesi di volano economico, stimabili in circa 20 mln di euro, e questo ha portato al crollo degli investimenti e, soprattutto, della fiducia in un sistema già precedentemente percepito come inaffidabile e perfino irritante.

La situazione – sottolinea Anac – è quindi al collasso: i proprietari più facoltosi, i più attenti ed i più appassionati ormai comprano puledri esteri e portano i propri cavalli italiani in Francia o in Svezia. Gli allevatori non sono più in grado di sostenere gli investimenti necessari a produrre la qualità che sarebbe, non dimentichiamolo, il primo obiettivo istituzionale del sistema, che in questi mesi ha subito un ulteriore ridimensionamento impedendo di acquistare il meglio dal mercato internazionale e riducendo le aziende, quando ci riescono, alla mera sopravvivenza, quindi alla mediocrità. Il credito con i fornitori, le banche, le proprie famiglie e anche con le proprie coscienze è finito. Il gioco non vale la candela e diventa impossibile recuperare i propri investimenti. Gli allevatori del trotto disperatamente, alla luce del persistere e del degenerare di questa condizione, chiedono a questo Governo di parlare chiaramente e di dire se veramente sta per succedere qualcosa di importante e di affrettarsi ad annunciare qualcosa che sia tangibile, che offra garanzie economiche e operative e che riporti fiducia. Ma subito. Nel rinnovare questo accorato appello – chiosa Anac – ci permettiamo di sottolineare l’urgenza di ripristinare il contributo pubblico ‘risparmiato’, di riportare subito i tempi di pagamento al massimo a tre mesi, di attuare al più presto la riduzione dell’Iva sulle vendite dei cavalli e sui servizi annessi, di allineare i premi allevatori esteri a quelli percepiti in Italia, di ricevere con cadenza mensile il pagamento del premio aggiunto per gli allevatori, di ridurre le giornate di corsa con il conseguente aumento proporzionale dei premi”.

La Redazione

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